La seconda emergenza Covid che sta attraversando il Paese non risparmia neanche il calcio. L’industria del pallone potrebbe subire gravi perdite, pari a circa 670 milioni. La crisi economica portata dall’emergenza Coronavirus e il rischio default del mondo del pallone hanno spinto pertanto il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina a scrivere una lettera ai suoi colleghi delle diverse federazioni nazionali del continente, trasmessa «per opportuna conoscenza» a FIFA, UEFA, FIFPro, ECA e leghe europee.
«Per garantire la sostenibilità del sistema calcio si rivela cruciale avere una strategia organica, supportata anche da un impianto regolamentare, che vada a prevedere una riduzione percentuale degli emolumenti a fronte di un mutato scenario macroeconomico: la drastica riduzione dei ricavi», è il succo del discorso di Gravina. È inevitabile che questo ragionamento sugli stipendi sia condiviso, soprattutto a livello delle leghe europee più importanti. «Mi rivolgo a voi Presidenti per valutare l’opportunità di concordare un piano di azione comune, che deve ovviamente avere il supporto della FIFA e della UEFA, e che sia volto a riconsiderare globalmente gli impegni economici a cui sono chiamati, obbligatoriamente, i club professionistici di massimo livello». Il problema riguarda tutti, dalla Serie A alla Bundesliga. Gravina è convinto che una politica di fronte all’emergenza vada costruita insieme. «Gli emolumenti di cui oggi i nostri club sono gravati, infatti, fondano la loro ragione d’essere in una dimensione di ricavi che oggi non ha più riscontro nella realtà. Tale aspetto – ha proseguito – è di stretta attualità e lo dimostra il fatto che è già stato dibattuto con alcuni sporadici accordi in quasi tutte le Federazioni europee e le Leghe». Ma che significa tutto questo nella realtà? Gravina ha cominciato diversi sondaggi a livello internazionale. È cosciente delle difficoltà. C’è il serio rischio che questa possibile austerity produca una concorrenza distorta su uno scenario che è sempre più europeo e mondiale. Il tema è delicato, a rischio di critiche, ma «il momento è serio e servono risposte concrete e soluzioni in grado di fare gli interessi di tutti, compresi quelli che oggi potrebbero dissentire». La riduzione percentuale è ancora da disegnare. Si può presumere che i compensi più bassi possano essere salvaguardati e che si possano creare differenti «aliquote» di riduzione per i diversi livelli retributivi. Servono comunque «decisioni ispirate da una visione prospettica di medio/lungo raggio».
Felicino Vaniglia