I colori della città si sono incontrati tra storia sportiva e tradizione artigiana martedì 5 novembre alle ore 17 presso la Sala Rossa del Comune di Savona. Dopo i saluti della rappresentante della Confartigianato e dell’amministrazione comunale rappresentata dall’assessore allo Sport Francesco Rossello c’è stato spazio per un momento di vera commozione quando Fabrizio Persenda ha ricordato proprio nel giorno della ricorrenza della scomparsa del padre, l’indimenticato capitano Valentino ( per tutti noi “Roccia”), la lunga storia d’amore tra la sua famiglia(ricordando anche lo sfortunato fratello Stefano e lo zio Mìno) ed il Savona Calcio.E’ toccato poi a Franco Astengo, politologo, scrittore e grande conoscitore delle vicende degli striscioni, deliziare la platea con un’analisi di altissimo spessore storico, sportivo, sociale e culturale. Un intervento da prima pagina, diremmo, infarcito di ricchissimi e curiosi racconti e aneddoti. Non si è trattato di una mera rassegna statistica o di un semplice elenco di nomi, ma il tentativo di “stagliare” personaggi e recuperare trame magari antiche ma sempre affascinanti. La scansione temporale scelta, ha interessato il periodo aureo che va dalle origini ad un “cuore” che ha fatto da cesura : quello degli anni ’60, considerati il periodo centrale, più prolungato e fruttuoso, di un vero e proprio stato di grazia creatosi tra la società calcistica e la Città, rimandando ad un prossimo incontro ciò che poi è accaduto dalla serie B ai nostri giorni. L’intento è stato quello di ricercare le ragioni, le motivazioni più profonde, di quella simbiosi, di quella raccolta di forze, di quella visione comune che in tutti gli ambienti cittadini faceva sì che proprio la squadra di calcio funzionasse da collante di una visione comune, al di là delle differenze sociali, politiche, culturali che pure c’erano e che causavano (tanto per non adagiarsi in una visione stupidamente idilliaca) contraddizioni forti, tensioni importanti, competizioni sentite in tutti i campi. Era il tempo del “boom” economico, quello a cavallo degli anni 60, l’Italia stava cambiando nel profondo e Savona usciva da un periodo molto difficile nel corso del quale si erano perpetuate ferite profonde nel suo apparato produttivo e si erano compiute mosse che avrebbero pesato anche per il futuro (si pensi ad esempio al mancato appuntamento con la zona industriale): una situazione di difficoltà che si era riflessa anche sull’andamento della squadra di calcio, appunto il Savona Fbc, disceso in categorie regionali che mai aveva frequentato in precedenza. La Città reagì con grande determinazione in tutti i suoi gangli vitali: era ancora dominante l’etica operaia (gli addetti nell’industria, meccanica, elettromeccanica, chimica) assommavano a qualche migliaio; il Porto aveva ripreso slancio sia per la capacità di coagulo della Compagnia Pippo Rebagliati, sia per lo spirito imprenditoriale di alcuni operatori che ebbero anche gran parte nella ripresa della stessa società calcistica. Questo intreccio tra un ritrovato fermento economico e sociale e lo sport dispose prima di tutto di un formidabile punto comune: l’orgoglio della savonesità. Certamente il nesso tra Città e Squadra fu tenuto da qualcuno, anzi da più d’uno: attivi nella ricerca di fondi e appoggi magari anche con qualche punto di spregiudicatezza. Ritorna quindi alla mente il nome di Stefano Del Buono, la cui figura è stata tratteggiata dall’oratore con dovizia di particolari: ma Del Buono non era solo.Il ricordo è andato poi ad una serie di leggendari personaggi da Mario Vagnola, ex giocatore biancoblu e dirigente che riuscì a meritarsi un posto di rilievo nei quadri della Juventus, all’avvocato Pier Mario Calabria, sino ad arrivare all’estate 1966, subito dopo l’improvvisa scomparsa del presidente Fausto Gadolla, genovese, proprietario di numerose sale cinematografiche nella Superba, stroncato da un infarto in tribuna a Valdagno il giorno della sicurezza aritmetica della promozione del Savona in cadetteria. Insomma in allora il Savona non veniva affidato al primo venuto e i savonesi c’erano eccome. Il messaggio rivolto da Astengo alla nutrita rappresentanza del nuovo Savona Calcio ( presenti Barone, De Lucis, Piperissa, il mister Lele Cola con il suo Staff) è stato forte e chiaro : occorre ripartire, in quanto ci rifiutiamo di credere che il tutto sia svanito o faccia parte di un sogno interamente rivolto al passato. La conclusione del bel pomeriggio non ha potuto che essere siglata dall’inconfondibile motto:
Animo Savona, animo bianco blu!
Animo Savona, animo bianco blu!