Tennis Tavolo paralimpico, riflettori su Roberta Galizia

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di NATALE CAMINITI

Roberta Galizia. Genovese. Classe 1979. Segno zodiacale Gemelli. Dopo aver conquistato un bronzo nel singolo ed uno nel doppio, nel torneo nazionale di Messina, nel 2023. Dopo aver ottenuto la terza piazza, con relativo bronzo, nel campionato nazionale 2023, finalmente l’oro, quest’anno, nel torneo tenutosi a Roma. Da aggiungersi con una prestazione super, alla medaglia di bronzo, nel torneo misto, battuta solo da un avversario maschio, e dopo averne “fatti fuori” parecchi, nelle qualificazioni. Ma facciamo un passo indietro. Roberta, madre di due ragazzi, nel 2015, esce di casa per recarsi al lavoro. In sella al suo scooter, ad un incrocio, il dramma. Incidente gravissimo, dove scopre di aver perso l’uso delle gambe. Dopo il primo periodo di disperazione, si rende conto che qualcuno sta aspettando il suo ritorno, la sua famiglia. Decide di riappropriarsi della propria vita, e, riacciuffata la grinta che le stava sfuggendo, si getta a capofitto nella vita quotidiana, con la quale aveva fatto a botte. Roberta si aggrega ad un gruppo sportivo di paraplegici, già  durante il ciclo ospedaliero, e, dopo aver provato alcune attività,  propende per il tennis Tavolo. Premetto che è una grande amante del mare, ed in un primo momento, sperava nel surf, ma abbandona l’idea, pur non rinunciando a praticarlo durante l’anno, a causa della scarsità, di questa disciplina, in Italia. La decisione per il Tavolo, fu sponsorizzata dal tecnico Luca Lavoratti, attualmente unico patentato a livello regionale, che, vista la grinta, la segue dal primo momento, dal 2022. l’ha inserita nella società Tennis Tavolo Don Bosco Varazze, e la fa partecipare a tornei di prestigio. Roberta ha un sussulto di commozione, quando parla del suo coach. Spesso, nei momenti di calo, la striglia, dandole maggior carica. Per questo ne è eternamente grata. Attualmente, la squadra si allena ad Arenzano. Qui partono le dolenti note, che, in fondo, sono le stesse degli sport minori. Mancano strutture adeguate. Se parliamo di normalità,  già c’è ne sono poche, ma con sportivi, obbligati alla sedia a rotelle, le strutture devono avere caratteristiche adeguate. Ma, attualmente, latitano. Roberta vive a Sestri Ponente. Si sobbarca a proprie spese i vari viaggi. Piccoli sponsor aiutano la società. Ma tutto questo, non basta a fare, di un’attività sportiva, un introito per condurre una vita normale, e, la maggior parte di questi sportivi, deve avere anche altri introiti lavorativi. L’appello va ai massimi esponenti dello sport. Ricordatevi che non esiste solo il calcio. Che le nazionali paralimpiche, trionfano più che i professionisti del pallone. Roberta, e la sua società, proseguono gli allenamenti, per dimostrare al mondo intero, che la cosa più importante è vivere la vita, comunque vada.