“Pel di carota” non ce l’ha fatta

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Gli eravamo tutti affezionati perché era impossibile prendersela con un’animo così predisposto all’esserti amico.Ora per coloro che lo hanno conosciuto ed amato è il momento del pianto per un distacco così doloroso quanto inaspettato. I familiari, gli amici ed il mondo del calcio sono piombati nel lutto per la scomparsa improvvisa di mister Aldo Di Biasio a soli 68 anni. L’ho conosciuto bene nel corso della vita sia da giocatore, che da allenatore, che come “vero amico”. Ricordo ancora bene quel “foresto” (arrivava da Roma di cui è sempre stato un gran tifoso) reso ancor più misterioso dal fatto di essere “rosso” di capelli e chiazzato da singolari lentiggini dello stesso colore. Tanto normale fuori dal campo (anzi un pochino timido e riservato) quanto straordinario per tecnica ed intelligenza di gioco sul green. La sua classe innata è stata per lui allo stesso tempo croce e delizia.Da giovanissimo il suo talento lo aveva portato a militare nel Genoa dove ebbe l’onore di giocare con Roberto Pruzzo ed di essere allenato da Luis Suarez. Aldo, chi vi parla ha avuto modo di legare con i suoi lati nascosti, ha sempre patito (dopo aver sognato di avercela fatta) il rientro nei ranghi del dilettantismo seppur ad ottimi livelli.Questo rammarico ha inciso sulla sua carriera sportiva e soprattutto se lo è portato dentro vivendolo come un insuccesso.Forse si esprimeva con la palla in maniera troppo evoluta e raffinata tanto da non essere capito. Forse gli era mancata quella “garra” che inevitabilmente devi avere per sfondare. Erano tempi quelli in cui non si simulava e che se eri una mezzala con i pieni buoni incontravi ogni domenica sulla tua strada il mastino di turno che ti mordeva le calcagna. La sua discesa passando per Entella e Vado ( cittadina/comunità che lo ha adottato come un figlio diletto e che lui riconoscente amava profondamente) per poi arrivare alla Veloce e compagnia bella rivela l’incapacità di un campioncino di adattarsi alla dura realtà fatta di sterrati polverosi e ferri che si incrociavano. Danzava e disegnava traiettorie come pochi ed è rimasto sempre fedele a quel suo intendere il calcio prima di tutto come un bellissimo gioco. Questo suo lato gli ha permesso di proseguire la sua strada coltivando il gesto tecnico nei giovani di tante società, perchè con le prime squadre la sua umanità e gentilezza forse non bastavano. Anche in questo secondo caso la grinta gli è difettata. Mi piaceva intrattenermi con lui ed intavolare discorsi sulla gestione dei settori giovanili. Lo sentivo sempre pronto a ritornare quel ragazzo di belle speranze e a trasmettere ai suoi allievi i consigli per tentare di arrivare in alto. E’ nella Scuola Calcio che penso abbia dato e avrebbe potuto continuare a dare un apporto incredibile.A questo proposito ringrazio il responsabile del vivaio dello Speranza, Gabriele Giurintano, che gli aveva affidato l’ultimo suo importante incarico : crescere la leva dei Pulcini. Nell’attesa di conoscere la data dei suoi funerali, ci stringiamo attorno ai due figli ed al fratello in un affettuoso e tenero abbraccio.