Ho trovato doveroso puntualizzare alcuni passaggi (uno in particolare) di un’intervista rilasciata dal patron del Vado al termine della sofferta e fortunosa vittoria ottenuta domenica contro il Bra (un 2 a 1 ottenuto all’87° grazie ad una punizione battuta magistralmente dal neoentrato Costantini), contro di fatto l’avversario ideale 2022 dei rossoblù riuscito, pur avendo più punti in classifica generale, nell’impresa di farsi battere per 3 volte 3 (2 in casa e 1 fuori) nonostante il cambio di allenatore. Le mie valutazioni sull’operosità imprenditoriale sportiva del numero uno di via Diaz sono sempre state riconoscenti e lusinghiere e credo siano sotto l’occhio di tutti. Lo stesso dicasi anche del senso di responsabilità e della puntualità dimostrata nelle vesti di “buon pagatore” (good payer in England) anche questa una qualità divenuta nel tempo di dominio pubblico, senza dover essere processata dagli appositi algoritmi finanziari. Anche in termini di passione immessa nell’ambito calcistico Franco Tarabotto non difetta e sinceramente piace e convince quel suo atteggiamento battagliero e quel suo cipiglio doc. Piace sino a quando non travalica i limiti fissati dal buon senso e dettati dall’umiltà. A nulla infatti sembrano essergli servite le pur dure lezioni ricevute ed incassate al termine delle due ultime retrocessioni consecutive subite. Nè, a quanto pare, il trovarsi alla penultima di campionato non ancora salvo matematicamente (sarà senz’altro una formalità e ce lo auguriamo, visto che al di là della fede verso un club od un altro resta estremamente importante l’avere almeno una squadra della provincia in serie D, sognando prima o poi un ritorno nei Pro) nonostante l’investimento fatto a fronte di ben tre robuste campagne acquisti che l’hanno visto molto attivo sul mercato. Il punto da approfondire che offro al giudizio insindacabile e legittimo dei miei numerosissimi lettori si sposta decisamente sulle capacità comunicative, specie a caldo, del menzionato e del clan che lo circonda. Ora arrogarsi d’imperio il potere di decidere quale sia la “stampa che conta” e quale che “non conta niente ” o che “conta meno” è un’esercizio che reputo arrogante e non accettabile, specie se esternato nel giorno in cui anche in tutta l’Italia democratica si è celebrata la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa che è stata pensata proprio con l’intento di mettere in risalto uno dei diritti inviolabili ed inalienabili dell’uomo, sancito e difeso nella nostra Costituzione dall’articolo 21. Piaccia o non piaccia rimane fondamentale, infatti, garantire la diffusione di una corretta informazione che possa offrire a chi legge ( il mio è un pubblico attento e preparato) sempre maggiore indipendenza. Soprattutto se si parla di “democrazia” (forse Putin non la pensa così, a giudicare dalla fine che fanno i “dissidenti”), la libertà di stampa è una prerogativa a cui non è possibile rinunciare. Il suo obiettivo è quello di diffondere notizie e spesso osservazioni, che non siano manipolate o al servizio di un solo individuo. Garantire una corretta informazione è il primo passo per formare delle coscienze libere che sappiano valutare autonomamente le situazioni, senza lasciarsi influenzare da chi non possiede altro che efficaci capacità persuasive o grandi possibilità economiche tali da potersi creare una stampa “pro domo”, riverente ed autoreferenziale. Nemmeno Mario Draghi, l’attuale Presidente del Consiglio, prima di essere eletto, ha mai fatto discriminazioni tra la “stampa che conta” ( mi riferisco all’endorsement dei vari Economist, Bloomberg, New York Times, nonchè del Financial Times, il giornale finanziario inglese da sempre termometro di umori e malumori della finanza internazionale) e quella cosiddetta “minore”. Porre in rilievo od in risalto, che dir si voglia, i punti deboli, le carenze, le fragilità, di una gestione non è solo un diritto di chi le analizza ( nel mio caso dettagliatamente e senza alcuna forma di pregiudizio, anzi), ma dovrebbe essere un dovere. Ultimamente chi riceve delle critiche, anzichè farne tesoro per migliorarsi le rifugge in automatico quali fossero una lesa maestà, una grave mancanza di rispetto verso chi si ritiene superiore. La bussola del buonsenso, ahimè, è stata sostituita dalla presunzione di avere sempre ragione e di dover fare di tutto per dimostrarlo. Risultato? Credo sia il tentativo di eliminare le opinioni critiche mediate dal ragionamento. Eppure una critica (questo è quanto ci viene insegnato) è apprezzabile quando è costruttiva. Cioè quando si riceve un’osservazione, una annotazione, un suggerimento utile, basati su un’accurata analisi dei fatti, del contesto, delle fonti. Pertanto, Caro Presidente, sappia che mi sento fiero di essere annoverato (qualora si riferisse a me) tra le fila della “stampa che non conta” anche perchè il costante aumento di affetto e di solidarietà dei miei sempre più numerosi lettori, mi invoglia e mi sprona a proseguire nel mio percorso virtuoso e di successo. La mia rubrica segue le gesta del glorioso Vado (non mi risulta si chiami per adesso ” U.S.Tarabottese). Lo fa scrupolosamente, professionalmente e fornisce di volta in volta spazi argomentativi di pubblico interesse su cui misurarsi. Niente, dicesi niente, che decada nel gossip o nel personale. Nessun tipo di rancore. Dopodichè, non si prodighi ad autodeterminarsi (“ho sbagliato pochissimo in questa stagione”) perchè, “viva Iddio”, anche e soprattutto alla “stampa che non conta” spetta dire se, quando, quanto, come, dove e perchè Ella abbia sbagliato e magari questo la aiuterà. Con simpatia Le auguro di tornare “salvo” dalla trasferta con l’RG Ticino (impresa non garantita al limone). La saluto cordialmente consapevole della funzione che con onestà intellettuale, competenza e dedizione, svolgo. In pratica come credo dovrebbe essere il vero giornalista, vale a dire colui che ha come principale ricchezza solamente il proprio nome.
Home Rubriche Calcio e dintorni: lo speciale del CT Vaniglia Che bella sensazione quando la “stampa che conta” è dalla tua parte!