Maurizio Costanzi : quel talent scout di cui si diceva un gran bene

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L’Atalanta durante il periodo natalizio si è fermata qualche giorno. Il responsabile del settore giovanile dell’Atalanta, Maurizio Costanzi, ha colto l’occasione per mandare un messaggio di auguri e ringraziare le tante persone della famiglia nerazzurra che lavorano ogni giorno per portare avanti il progetto: “Vorrei cogliere l’occasione a nome della Società per rivolgermi a tutte le persone che sono coinvolte nel Settore Giovanile. A cominciare dai giocatori e alle loro famiglie, per arrivare a tutto il personale che si occupa di questa grande macchina che è il settore giovanile dell’Atalanta e cioè allenatori, preparatori, dirigenti accompagnatori, medici, fisioterapisti: un mondo di persone che stanno cercando di aiutare i ragazzi in questo momento un po’ difficile da percorrere – ha detto attraverso il sito del club –. In questi anni abbiamo dovuto un po’ rivoluzionare il modo di approcciarci, di frequentarci e anche di condividere tanti aspetti del nostro percorso, ma ci tengo personalmente a sottolineare che l’Atalanta è sempre presente ed è una grande famiglia. E come in tutte le buone famiglie, con l’arrivo del Natale, ci si scambia gli auguri e un abbraccio, in questo momento virtuale, ma particolarmente sentito. Quindi buon Natale e buone feste a tutti!”
Queste le parole del grande dirigente sportivo che dal 2014 è al comando del vivaio della dea. Ricordo il suo esordio. Ecco un articolo dell’epoca. “L’Atalanta ha preso un Campione d’Italia Primavera: Maurizio Costanzi. Il noto talent scout veronese nato nel 1957 con i giovani, dicono i ben informati, è un autentico fenomeno. Il nuovo responsabile dell’area scouting dell’Atalanta arriva dal Chievo Verona (nell’ultima stagione ha centrato il risultato più prestigioso a livello giovanile) e dopo 16 anni ha deciso di lasciare le rive dell’Adige. In allora gli chiesero: “Perchè Bergamo? E rispose così : «Quando  è arrivato il momento di programmare la nuova stagione, non ho visto lo stesso entusiasmo di prima e ho scelto di dire basta. L’Atalanta? Mi ha contattato l’Ad Luca Percassi e abbiamo fatto tutto in 48 ore. Qui si può fare molto bene con i giovani». Con queste parole il nuovo dirigente nerazzurro aveva descritto il suo passaggio alla corte della Dea. Maurizio Costanzi non ama le luci della ribalta, è un personaggio di natura schivo, ma molto gentile che preferisce “fare” piuttosto che “parlare”. Il suo lavoro ha permesso negli anni al Chievo Verona di costruire un settore giovanile praticamente da zero e con dei costi molto contenuti. La società del patron Campedelli spendeva per i ragazzi una cifra di poco inferiore ai 2 milioni di euro. Con un budget inferiore del 30% rispetto a quello dell’Atalanta (circa 3 milioni di euro), i gialloblù hanno ottenuto veramente grandi risultati. Vittoria del campionato Primavera a parte (il successo è arrivato in finale ai rigori contro la Juventus che aveva un budget quasi triplo), i successi veri per il gruppo di lavoro capitanato da Costanzi sono le stagioni da protagonisti che i prodotti del vivaio disputano in serie A o in serie B. Negli ultimi 7 campionati il Chievo era arrivato sempre nelle fasi finali, la Primavera era quarta nel ranking nazionale di categoria e nel 2014 ben 4 ex gialloblù avevano giocato stabilmente in serie B. Costanzi ha cercato all’Atalanta gli sbocchi che non ci sono stati al Chievo per vedere prodotti del vivaio esordire in Prima Squadra.
Qual’è la ricetta vincente? 
“Semplice: passione, grande competenza, una rete di conoscenze di livello e tantissima voglia di viaggiare e scoprire calciatori anche negli angoli più sconosciuti”.
In Africa, Costanzi ha parecchi contatti ed è normale che vi si  organizzino dei mini-stage cercando di concentrare più giocatori possibili per visionare e scremare i futuri campioni. Costanzi si reca direttamente negli stati del “Continente nero”, prende accordi e prepara i contratti con tanto di cifre in modo da portare al presidente le operazioni praticamente concluse.
Progetti e prospettive?
«Con i ragazzi c’è tanto lavoro da fare, dal punto di vista educativo e da quello tecnico. Non sono molti i dirigenti che hanno dedicato la propria vita ai talenti emergenti e sono orgoglioso di essere arrivato a Bergamo per lavorare nel posto che in passato fu del grande Mino Favini».
Ma dove si possono scoprire i nuovi talenti?
“Soprattutto valorizzando il nostro territorio. Però dobbiamo riflettere su questo stato di crisi. Perché nazioni che hanno tre-quattro milioni di abitanti ci superano? Non dobbiamo avere paura delle rivoluzioni che in questa fase sono necessarie. Il calcio italiano giovanile deve completare il percorso di costruzione di un calciatore. Da noi manca una tappa importante, quella della valorizzazione. Non so se vadano bene le seconde squadre o le società satelliti, di sicuro dobbiamo cercare di allargare il territorio. Insomma serve una globalizzazione. Poi serve una sinergia tra famiglie, scuole e società anche perché le ore di allenamento dei ragazzi sono troppo poche”
Emergenza Covid 19 : cosa fare?
“Anche nei periodi più complicati abbiamo cercato di mandare avanti la nostra attività, con lezioni a distanza e allenamenti a casa quando i protocolli lo hanno richiesto, rivolgendo sempre la massima attenzione alla salute dei nostri tesserati. Abbiamo continuato e continueremo a lavorare per farci trovare pronti quando potremo finalmente riavvicinarci alla normalità, guardando con speranza e ottimismo al futuro”.
Direttore Costanzi, a livello di settore giovanile, fare scouting cosa vuol dire per lei?
Per me lo scouting è un concetto aziendale nel settore di ricerca. Si devono prima codificare i parametri dei calciatori che si devono cercare e individuare come potenziali giocatori professionisti e su questi poi intervenire con un lavoro programmatico. Io dico che è un settore fondamentale per ogni azienda calcistica che voglia non vivere solamente dei contributi televisivi. Nelle voci di ricavo di un’azienda, in questo caso dell’azienda calcio, la vendita dei calciatori è una voce molto importante, perciò la produzione di calciatori è fondamentale nei bilanci.