Forse era nel suo destino quello di non comparire, anche nel suo giorno più bello della sua carriera da corridore professionista. E oggi, alla vigilia della Tirreno-Adriatico, la corsa dei due mari antipasto alla Milano-Sanremo, Bruno Vittiglio, albenganese da oltre trent’anni , chiede di non essere fotografato, perché di quel mondo non ne fa più parte. Solo a chi scrive questo modesto articolo Bruno non ha detto di no, per la lunga amicizia durante la quale abbiamo trascorso momenti drammatici come quello della scomparsa dell’adorata moglie Maria Rosa. Bruno e’nato a Ventimiglia nel 1941 e i primi anni della sua vita sono stati, per lui e per i genitori Severino e Maddalena, davvero terribili. Un pesante bombardamento distrusse la loro casa nel 43 e dopo la guerra la famiglia si trasferì ad Alassio. La passione per il ciclismo, come ci racconta non nascondendo i luccicanti nacque molto presto ” Mio padre mi regalo’ una bici e iniziai ad innamorarmi del ciclismo. Poi un giorno incontrai Franco Mekgrati ( padre di Marco, sindaco di Alassio ) e qui ebbe inizio il mio percorso “. Bruno, se ne accorgono i tecnici, ha la stoffa da campione e dopo aver inanellato tanti successi nelle categorie giovanili, domina nei Dilettanti “Sono riuscito a vincere la Coppa S.Geo e poi la Milano -Busseto, due classiche che mi hanno consentito il passaggio nei professionisti “. Nel 1967 approda alla German Wox, una delle principali squadre di quegli anni insieme alla Molteni, Scic e Salvarani. Il 14 marzo va in scena la quarta tappa della Tirreno – Adriatico, la Terni-S.Benedetto del Tronto e prima di partire, come se lo sentisse, avvisa casa dicendo che quello sarà il suo giorno. Ad Alassio la voce passa di casa in casa ma alle 15,30 sul Programma Nazionale della RAI Nicoletta Orsomando informa che per un sciopero audio video dei giornalisti la corsa non sarà trasmessa. Quaranta minuti dopo Vittiglio alza le mani al cielo, piange, convinto che tutti nel ponente abbiano seguito la sua impresa. Felice prepara le dediche da pronunciare in TV ma alzando lo sguardo in alto si accorge che il palchetto dei commentatori e ‘vuoto. Il mondo gli casca addosso perché poi di quella sua impresa non esiste una foto, una immagine. Forse per questo Bruno, diventato albenganese negli anni 80 non vuole comparire, ma rimanere nascosto, nascosto come quella vittiria di tanti anni fa.