Io e Gino

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Premessa, chiedo scusa ai lettori di questo articolo scritto i prima persona, ma mi sembrava giusto proporlo nella Giornata della Memoria che vuole ricordare le vittime dell’Olocausto ma anche, aggiungo, tutte quelle che continuano a morire vittime di regime dittatoriali, e qui una carezza a Giulio Regeni e Ilaria Alpi. Volevo ricordare insieme a voi una lunga giornata trascorsa ad Alassio con Gino Bartali, era il 1980, mi ero appena diplomato e muovevo i primi passi nei giornali. Il Velo Club Alassio, del quale era dirigente mio padre ( ti mando un saluto sperando che da lassù mi proteggi) aveva organizzato una serata evento invitando il grande campione. Ci sono voluti pochi minuti, per me e per altri che hanno avuto l’onore di stare con lui, per sciogliere il ghiaccio, con Ginettaccio che con la sua voce roca e quel forte accento toscano conquistava la scena. Parlava del ciclismo ma non solo: erano anni difficili per il Paese che aveva le ferite aperte del sequestro e uccisione di Aldo Moro. E, parlando di quello che stava accadendo Gino, a cena, raccontava come fossero stati molto ma molto più duri gli anni della Guerra. Ma raccontando quegli anni non una frase, non una parola che facesse intuire di quanto quel Mito avesse fatto per salvare dalla morte tanti ebrei. Ho ripensato molto a quella serata, soprattutto dopo il 27 settembre 2013 quando venne proclamato, tra lo stupore di tanti, Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale israeliano che concedeva questa onorificenza a tutti i non ebrei che, nel secondo conflitto mondiale, avevano salvato anche un solo ebreo. E Gino ne ha salvati tanti, nascondendo i salvacondotto dentro il tubolare della bici contando che lui, così popolare, non avrebbe rischiato controlli. E ora ricordo con un brivido sulla schiena quella frase che ripeteva spesso “il bene si fa ma non si dice”, ma che nulla faceva intuire di quanto avesse fatto in quegli orribili anni. Grazie Gino, grazie di avermi dato la possibilità di conoscerti e oggi ricordarti con questo modesto articolo. Rivedo spesso le immagini delle tue vittorie e ogni tanto, nelle notti stellate, guardando il cielo penso di “vedere quel naso che spunta in fondo alla salita”