Se però prendi sempre un gol a partita…

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Il Vado vince la sua seconda trasferta in quel di Fossano (2 a 1)  rilanciando di fatto le non celate ambizioni. I rossoblù del mister Cottafava, tra l’altro, approfittano di un turno favorevole (sconfitta del Bra a Voghera e pari del Città di Varese nel big match con l’ex Ticino) accorciando le distanze in classifica portandosi a – 7 dal primo posto seppur transitando ancora per una non certo onorevole quarta posizione in coabitazione. L’attacco (il reparto più in forma e più produttivo) prosegue a gonfie vele e come ben si sà sistema tutti gli eventuali problemi. Il trio Vita-Capra-Alfiero rappresenta una garanzia, prova ne sono i tanti risultati utili (6) che si stanno susseguendo grazie ai virtuosismi sfoggiati. Certo i fine gara dei vadesi sono spesso tirati e di norma occorre stringere i denti per difendere il vantaggio acquisito. Anche al “Pochissimo” i blues locali, impegnati nella lotta per non retrocedere (terzultimo posto della graduatoria con 11 punti) qualche grattacapo di troppo l’hanno creato forse sulla spinta del cambio tecnico avvenuto in settimana (esonerato Merlo, al suo posto è arrivato mister Pala). Fino a qui tutto bene, si direbbe! E allora perchè sollevare la “quaestio” da qui si evince il titolo? Non sarà perché in un modo o nell’altro quando c’è di mezzo lo staff Tarabotto bisogna a tutti i costi cercare il “pelo nell’uovo”, come si suol dire? Niente di tutto ciò. L’osservazione è pertinente e si rifà ad una pietra miliare del calcio. Se vuoi diventare quella squadra forte (se non fortissima) a cui ambisci NON devi prendere gol.Ci sta che se attacchi molto e ti sbilanci forse un po’ troppo tu possa anche subire quel qualcosina di più. Ma questo non sarebbe che un alibi. In realtà i 18 gol presi in 13 partite (differenza reti pari a = mentre il Bra marcia a + 22) suonano come un campanello d’allarme. Esclusa la passeggiata con il fanalino di coda Chieri, il Vado ha preso gol da ben 12 squadre diverse tutte le volte che ha giocato.” To have a clean sheet ” questo è il mantra a cui ispirarsi. È opinione diffusa infatti ( e ciò è comprovato) che la solidità difensiva sia un requisito indispensabile per vincere un titolo in Italia, indipendentemente dalla categoria. Secondo un adagio piuttosto comune per chi ne mastica quasi sempre il titolo va alla squadra con la difesa meno battuta. uno studio realizzato dalla redazione del sito di scommesse sportive di Betway, ci ha restituito il quadro ricavato dalle statistiche analizzate. Ad esempio, dei 24 campionati di massima serie disputati tra il 2000 e il 2024, non si è tenuto conto delle edizioni 2004/05 e 2005/06, entrambe interessate dai provvedimenti della Giustizia Sportiva a seguito di ‘Calciopoli, il campione statistico è stato composto da 22 edizioni di Serie A: quattro tornei a 18 squadre (dal 2000 al 2004) e i restanti con la formula allargata a 20 partecipanti (dal 2006 in poi). Se ne ricava che “invulnerabilità” fa rima con successo. Sebbene la vittoria di uno scudetto sia figlia di tanti fattori diversi, i numeri mostrano come vi sia una costante piuttosto marcata: in Serie A vince (quasi) sempre la squadra che subisce meno reti nel corso del campionato. Tra il 2000/01 e il 2023/2024, questa eventualità si è verificata in 18 occasioni su 22, ovvero oltre l’81% delle volte. In altre parole, negli ultimi 24 anni solo quattro squadre hanno vinto lo scudetto senza avere la difesa meno battuta del torneo. Come si può facilmente intuire, le difese più solide sono anche quelle che tendenzialmente collezionano il maggior numero di clean sheet (gare concluse senza subire gol). Dal 2000 ad oggi, le squadre che hanno poi vinto il campionato hanno fatto registrare in media tra i 15 e 18 clean sheet, un range che oscilla tra il 40% e il 60% delle partite disputate. Un altro dato che generalmente va di pari passo con i clean sheet è quello relativo agli xGA (expected Goal Against), ovvero i gol subiti previsti; si tratta di un parametro che quantifica il numero dei gol che una squadra avrebbe potuto subire sulla base della qualità delle occasioni concesse agli avversari. Ora, sembra del tutto evidente(e questo è lo scopo del mio articolo) che una squadra che già forte, studi per diventare fortissima, debba lavorare per risolvere un problema che inevitabilmente si rifletterà sulle sue aspettative se dovesse continuare su questo trend. Altrimenti prima o poi ci dovrà fare i conti! Colpa del modulo che non fornisce l’adeguata copertura? Colpa della mancanza di concentrazione nella cura dei dettagli? Colpa di errori singoli? Colpa di una mentalità sbagliata? Un’idea me la sono fatta, ma non spetta a me trovare le soluzioni. Mi limito a mettere in macro un aspetto dirimente senza nessuna intenzione di voler “rovinare la festa”. Cerco solo di dar voce ai dati, che mai come in questo caso, sono quelli che contano.