Contrariamente alle mia consuetudine di descrivere le partite domenicali dei rossoblù non prima del mercoledì, regalandomi così il tempo per poter esaminare nel dettaglio e soprattutto a mente fredda quanto accaduto, in questa precisa circostanza ricorrendo all’onestà intellettuale che credo di aver dimostrato mi appartenga, anticipo la mia puntuale analisi, precisando di volermi attenere solo ed esclusivamente a ciò che il campo ha espresso rinunciando per stile e scelta voluta a soffermarmi sugli avvenimenti extracalcistici post gara.Parto da una premessa che è nel contempo una nota di merito. Il mio ringraziamento va nel caso specifico al presidente Tarabotto. Infatti, se i tanti che come me sognano l’approdo in serie C della gloriosa società dei vari Levratto e Bacigalupo, hanno potuto vivere una giornata in pieno clima professionistico (o “semi” che dir si voglia) con tanto di folta cornice di pubblico, green perfetto, vessilli rossoblù e biancorossi con al seguito uno spicchio di tifoseria organizzata, gesti tecnici di qualità, pathos e chi più ne ha più ne metta, questo lo si deve al virtuoso impegno dapprima di risanamento e poi di potenziamento che ha visto il patron Franco quale incontestabile artefice e protagonista.Detto questo e sorvolando la sterile critica alla giacchetta nera (un pareggio è tutto sommato il risultato più giusto) vorrei concentrarmi sulle due interviste rilasciate nel concitato teatrino andato in scena dopo il match clou del 12° turno del girone A del torneo di Serie D in cui si sono affrontate, in una sorta di spareggio dentro o fuori, o per meglio dire di resa dei conti, le due forze economiche più potenti e le due più blasonate candidate fin dall’inizio al titolo ( sorpresa Bra, permettendo). Quella sobria e prevalentemente tecnica del coach dei lombardi, che rispecchia in toto la carismatica managerialità del numero uno Paolo Girardi, imprenditore nel settore delle consulenze industriali, e del Direttore Generale Giovanni Rosati (con cui ho avuto il piacere di intrattenermi) e quella più empatica e passionale del leader vadese. Messe in correlazione mi sono parse, la prima molto centrata sulla realtà dei fatti, vale a dire su affermazioni dimostrabili e veritiere, supportate da prove tangibili evitando le letture episodiche di parte; la seconda invece prevalentemente basata su convinzioni o giudizi sostanzialmente personali e non necessariamente su valutazioni obiettive e pertanto variabile notevolmente tra pareri diversi se non discordi. Come risaputo, spesso però le opinioni, seppur legittime e rispettabili, sono solo credenze del tutto soggettive che possono venirsi a creare in base alla prospettiva, alle emozioni o alla comprensione individuale di un qualcosa a cui occorrerebbe approssimarsi con più competenza. Provo a fare la “sintesi” come si usa in politica. Partenza a razzo dei varesotti che creano ma non finalizzano adeguatamente e Vado preoccupato. Come avviene frequentemente è però Vita ad avere la prima vera palla gol in ripartenza colpendo di forza l’esterno rete al 25°. Dieci minuti dopo il primo episodio che poteva incidere in maniera importante. Banfi dal dischetto calcia un rigore del quale ai più sono parsi esservi gli estremi (Montesano entra con un pizzico di ritardo, quel tanto che basta, su Gubellini appena entrato in area). La palla è lenta, poco angolata e Bellocci attende nel tuffarsi ed intuisce un interno piede che svela anticipatamente la prevedibile traiettoria del tiro . Occasionissima dilapidata. Passa poco e sul fronte opposto un Capra ispirato ed in gran spolvero( dal mio punto di vista il migliore in campo in senso assoluto) tenta l’affondo in solitario. Per l’arbitro, ben piazzato, è simulazione ( no Var, no penalty). Si rifà comunque ad un soffio dalla fine della prima frazione con una prodezza magistrale : girata al volo imprendibile su cross di Monteverde. Il Varese va immeritatamente al riposo sotto di un gol. Alla ripresa della sfida nessun cambio e questo la dice lunga in termini di ricerca dell’equilibrio.Da adesso il tema tattico sarà : biancorossi leggermente sbilanciati alla ricerca del pari e Vado pronto a sfruttare le inevitabili ripartenze ( un copione casalingo recitato a memoria dagli uomini di Cottafava, diciamo un target). Proprio in una di queste il bomber spietato Vita può chiuderla al 48°, ma vuoi per la mancanza di freddezza dell’attaccante vuoi per la bravura e la prontezza del giovane Piras niente da fare (e questo penso che debba essere il vero rammarico dello staff rossoblù e non la caccia alle streghe). Ci saranno ancora due ghiotte situazioni per l’ “egoista” Vita (Alfiero era smarcato) e per la testa di Abonckelet (non certo un ariete insuperabile). Dal 74° con il triplice ingresso di Lari, Azizi e Ropolo (complimenti mister Floris) inizia il tiro al bersaglio che porterà al pareggio del subentrato Barzotti all’85°. Il Vado è alle corde. Giusto sacrificare una delle tre punte e tra queste Alfiero ma mi chiedo se non fosse stato meglio inserire il desideroso di farsi apprezzare dalla nuova piazza Pisanu o spostare Venneri in versione frangiflutti dando una chance all’orgoglio di Casazza in marcatura, anziché gettare nell’agone uno spaesato e fuori ruolo Lora.Su questi aspetti andebbe spesa una riflessione “realistica” evitando di rincorrere i corner invertiti.Torno quindi al titolo. I “fatti” che non sono fortunatamente opinioni dicono che:
– il Vado FC partito dichiaratamente per vincere naviga al 9° posto
– possiede una differenza reti di -1 (17 subiti, 16 fatti)
– transita dietro a Ligorna, Lavagnese e (udite,udite) Albenga
– se il Bra dovesse far suo il recupero con la Cairese accuserebbe 12 punti di ritardo dalla capolista.
Meditate gente, meditate!