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Sotto l’ombra rossoblù della prima Coppa Italia. La costruzione narrativa della Realtà

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Ogni particolare modo di usare l’intelligenza (preferirei il termine: la dialettica) sviluppa una propria integrità – una sorta di integrità di conoscenza più abilità più strumento – che la adatta a un particolare campo di applicabilità. È una piccola “realtà” a sé stante, costituita dai principi e dalle procedure che utilizziamo al suo interno (a proprio piacimento). Anche se la conoscenza non è mai anch’essa “senza punto di vista”, il ricorso alla narrazione diventa simile al gossip. La sua forma è così familiare e onnipresente che è probabile che venga trascurata, proprio come supponiamo che il pesce sia l’ultimo a scoprire l’acqua. Come ampiamente argomentato, organizziamo la nostra esperienza e la nostra memoria degli eventi umani principalmente sotto forma di racconti, scuse, miti, ragioni per fare o non fare, e così via. La narrazione di fatto è quindi una forma convenzionale, trasmessa culturalmente e limitata dal livello di padronanza di ciascun individuo. Per farla breve, senza scomodare le teorie del grande psicologo e pedagogista statunitense Jerome Bruner, a cui ho fatto riferimento, ogni intervista proveniente dall’entourage rossoblù targato Tarabotto, attinge a piene mani alla più sterile e strumentale delle narrazioni. Ascoltando i protagonisti dell’attuale insuccesso vadese, parrebbe che attraverso la narrazione la realtà non sia un dato oggettivo, ma che si possa costruirla attraverso le narrazioni che le persone creano. Questa teoria suggestiva invita a riflettere sul potere delle narrazioni forzate e sulla necessità di promuovere racconti che ci restituiscano la complessità della realtà. E allora procediamo con i fatti veri e non narrati. Fin dall’inizio la scelta “scellerata” del conduttore (alias De Lucia) ha condizionato una stagione che rischia di decretare la fine dei sogni di serie C. Ripetere il “caso Mancini” sembrava impossibile, ma si sa che chi ama scommettere anziché pianificare non trae mai frutto dagli errori commessi. Anche il piano B (riesumazione del delegittimato Cottafava) non sembra aver sortito specie in trasferta gli esiti desiderati. Il fidanzamento si era bruscamente interrotto ed ora ricominciare con il patto fiduciario compromesso non credo porti lontano. Occorreva puntare su un esperto e vincente mister che impedisse di invalidare il potente budget investito. Sento dire che quella con il falcidiato Albenga (allenatore, ds, e gran parte di giocatori già segnalati altrove) sia stata la migliore prestazione della stagione e che il progetto di costruzione “squadra” stia procedendo celermente. Resta un 1 a 1, in casa, probabilmente determinato da un evitabile doppio giallo. La prova del nove è comunque vicina e vedremo questa volta se si ricorrerà ancora alle favolette di Fedro. Le conosciamo bene, ma con quelle si ci posso dilettare i ragazzini.Noi siamo più solidi e crediamo che dopo tutto questo gran ardimentoso parlare i dati sono: Vado 11°, differenza reti -3, Citta di Varese a +7, Ligorna in agguato.

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