C’è Palla e Balon

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di NATALE CAMINITI
Non sono solito addentrarmi in argomenti dei quali non conosco bene dritti e rovesci, ma, questa volta, vi porto in un ambiente sportivo che, nonostante sia professionistico, mantiene la sua anima in mezzo agli esseri umani normali. Dove il dio denaro non la fa da padrone. Dove, gli addetti al lavoro, svolgono abitualmente una loro attività, per poi dedicarsi a questo che è rimasto, nella sua semplicità, un gioco. Quando lo scrittore Antonio Scaino descrisse questo gioco, figlio di “palla a muro”, che aveva già un regolamento, documentazione alla mano, risalente intorno al 1555 o giù di li, nel suo libro “trattato del gioco della palla”, probabilmente non pensava di argomentare un così particolare sport popolare. Stiamo parlando della Pallapugno, o pallone elastico, uno sport nato tra le strade strette del Piemonte ed i carruggi liguri di ponente. Soprattutto in queste due regioni è talmente radicato che lo si pratica a livello professionistico, tanto da avere un campionato nazionale, una serie cadetta, doppia serie minore, promozione, un campionato femminile, un folto settore giovanile con le varie categorie. Si contano oltre 100 società e oltre 10mila iscritti. Dal 1912 si svolgono i campionati, mentre, la coppa Italia, ha emesso il primo vagito nel 1983. Non sono io l’esperto che vi può elencare le varie regole di gioco, ma credo, con assoluta certezza, che, come in ogni disciplina sportiva, si possano imparare i fondamentali seguendo qualche incontro. Lo stadio “Sferisterio”, è di forma rettangolare, ma, a differenza degli spazi laterali, di fronte alle tribune, sul lato opposto lungo ben 90 mt, si erge un muro, sovrastato da una rete. Il punteggio avviene come nel tennis, ma non ci sono racchette perché la palla, 190 gr, viene colpita al volo, o dopo un solo rimbalzo, con una parte dell’avambraccio o del pugno della mano, protetta da una fasciatura con strisce di stoffa, e finalizzate con un pezzame di pelle modellato, per colpire con effetti strani la palla. Come nei vari sport, vi sono rivalità, ma, in questo caso, parliamo di cittadine divise anche solo dal confine in comune, e quindi, spesso, sfottò da bar. Nasce come gioco cittadino, con esagerate dimostrazioni di forza a dimostrare che, la palla, volerà molto lontano. In fatti, il più temuto del quartetto (quadretta) è il battitore, quello, in pratica, che dovrebbe segnare più punti. Come nel tennis, anche queste partite possono durare ore, ma, a differenza del primo, gli spettatori possono incitare a gran voce la squadra e, spesso, nelle pause, farsi anche un buon panino con le specialità. In Liguria, immancabilmente, tra il pubblico, si riscontra parecchia focaccia, e magari, anche qualche bicchiere di “spremuta d’uva”, quel tanto da non guastare l’allegria. Tra i presenti, comunque, resta un grande rapporto che si tramuta in scambio di cibi e saluti alla fine. Molto affine alla pallapugno è la “pantalera” che si gioca nelle piazze o nei cortili, con la differenza che non si colpisce la palla col pugno, ma si lancia tra i vicoli, sui tetti delle case, soprattutto se disconnessi, per disorientare l’avversario. Ma questo è rimasto, affascinatamente, un bellissimo gioco paesano.
Dalla stagione 2003-2004 la Federazione Italiana Pallone Elastico ha cambiato la propria ragione sociale in Federazione Italiana Pallapugno, su proposta dell’allora Presidente Franco Piccinelli.
Un nome importante per la Pallapugno Ligure è Roberto Pizzorno, premiato nel 2018 con la Stella d’oro del Coni, con un passato da presidente federazione per la provincia di Savona  a coordinatore nazionale dei presidenti regionali Libertas.
Le notizie importanti, i commenti, le dirette sul canale YouTube de Lo Sferisterio, gli aneddoti, le particolarità, i piccoli segreti, in poche parole come vivere la pallapugno, potrete scoprirlo grazie alla persona che vi si dedica anima e cuore, disquisendo e rispondendo in diretta tramite un’emittente radiofonica piemontese, sempre sul pezzo, Radio Vallebelbo, vengono fornite da Fabio Gallina, addetto stampa della FIPAP, voce ufficiale, grande giornalista e buon amico.
In conclusione vorrei far notare che, questo sport, nato dalla povera gente, che sfidandosi nei campi agricoli o lungo i muri delle vecchie case, trovava giovamento dopo una dura giornata di lavoro, senza paura che, arrivasse un procuratore con offerte milionarie per abbandonare la squadra ed andare a far parte di una compagine molto ricca e potente, magari stando in panchina. I veri sportivi sono uomini normali che, sempre, valutano più l’amicizia dell’oro. E l’amicizia vuol dire rispetto ed umiltà, cose che ormai vediamo sempre più raramente.