Identità, passione e appartenenza. In altre parole il Cesena, che nella sua storia è stato in grado di racchiudere tutto ciò in una maglia. Combinando lo spirito di un territorio con i propri sogni, attraverso i propri colori la società rappresenta tutta la Romagna, di cui è diventato un simbolo straordinario per attaccamento e coinvolgimento. E non è un caso, così come non è affatto banale, quanto accaduto in occasione della sfida di sabato scorso contro il Pescara, che alla fine ha decretato la promozione in Serie B del club bianconero. Quella coreografia, che tutta l’Italia ha potuto ammirare, è una celebrazione di tutto ciò che questa squadra rappresenta e racconta molto più della vittoria di un campionato. Sei maglie, di sei ragazzi cresciuti nel vivaio della società, che incarnano il sogno di un vero e proprio popolo. E i nomi di Francesconi, Pieraccini, Berti, Giovannini, Shpendi e David che dominano la tribuna dello stadio ‘Dino Manuzzi’, proprio come hanno brillato in campo durante la stagione, raccontano il perché di un fenomeno così radicato. “Quella maglia che portate è il mio sogno da bambino”.
“È stata una grande soddisfazione per tutta la società – ha dichiarato Roberto Colacone, responsabile del settore giovanile del Cesena – perché dà valore agli obiettivi del club, ovvero crescere i propri talenti e portarli in prima squadra”. Da Rizzitelli ad Ambrosini, fino ai più recenti Sensi, Valdifiori e Carnesecchi. E ancora, Cesare Casadei e Matteo Prati, due ragazzi passati per le giovanili del Cesena (e che da bambini facevano i raccattapalle) e che una settimana prima della festa promozione dei bianconeri hanno giocato con la maglia della Nazionale Under 21 proprio al ‘Manuzzi’, con Casadei che ha persino segnato a due passi da casa sua. Sono tanti i talenti che dal vivaio bianconero, passando per la prima squadra, hanno avuto un proprio percorso a livello professionistico, arrivando anche a vestire la maglia azzurra. Perché oltre la passione e i sogni, c’è un club che li coltiva e ne permette la realizzazione. Ci sono un lavoro, una filosofia, uno sviluppo, portati avanti nel tempo, senza i quali il Cesena non sarebbe la favola che la Romagna vuole vivere. Una società che ragiona da top club e che ha impostato il proprio modello sulla territorialità, sia per quanto riguarda il reclutamento dei ragazzi, che per la scelta dei membri dei vari staff.
“Dall’Under 9 alla Primavera, siamo focalizzati sulla nostra regione – ha proseguito Colacone – con l’obiettivo di formare dei gruppi in grado di crescere insieme e proseguire il proprio percorso nelle varie categorie. Ed è chiaro che puntare sui talenti nostrani, mossi e responsabilizzati da valori che vanno oltre il gioco, è per noi un grande vantaggio, che ci consente di creare fidelizzazione e alimentare un senso di appartenenza già sufficientemente manifesto. Per questo motivo la società predilige calciatori di casa, rispetto a eventuali o possibili investimenti su ragazzi fuori regione. Così come riteniamo sia molto importante che negli staff delle squadre giovanili siano presenti ex calciatori del Cesena come Juri Tamburini, allenatore dell’Under 17, in grado di trasmettere qualcosa che superi l’aspetto tecnico”. Poi ovviamente c’è il campo, che dà senza dubbio la misura di quanto seminato in precedenza. E in questi ultimi anni, a livello giovanile, la società romagnola ha raccolto molto, aggiudicandosi ben quattro titoli nazionali solo nelle ultime due stagioni con i successi del 2022 nell’Under 17 e nell’Under 15 e nel 2023 con l’Under 16 e di nuovo con l’Under 15.
“Le vittorie gratificano e danno valore al lavoro di tutto il club – ha sottolineato Colacone – ma non sono l’obiettivo che inseguiamo a ogni costo. Vogliamo essere competitivi e avere la possibilità di misurare i nostri ragazzi a un livello importante. Nei campionati nazionali giovanili organizzati dalla Federazione, che sono un’ottima opportunità formativa e performante, stiamo andando bene in ogni categoria, soprattutto nell’Under 15, e riteniamo di poter raggiungere i play off con tre squadre su tre. Inoltre, nell’ottica della crescita dei nostri calciatori, è fondamentale l’attenzione posta dai vertici della società e il fatto che il direttore sportivo Artico venga a osservare anche le gare della squadra Under 13, rappresenta uno stimolo per l’intero settore giovanile”.
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