Il piano B è fondamentale, spesso molto più del piano A

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Il Vado fallisce la partita più importante della stagione. Nello scontro diretto contro il Chisola perde per 2 a 3 ed ora il 2° posto è irrimediabilmente scivolato a – 9 punti. Dopo il pareggio di Gozzano (in pratica una mezza sconfitta) riesce nell’impresa di farsi rimontare in casa e di uscire dal Chittolina battuto per la seconda volta da inizio campionato. Eppure le cose si erano messe bene. Dopo che capitan Lo Bosco aveva riportato in parità il match nel primo tempo ( che gran gol quello del piemontese Rosano con palla all’incrocio da 25 metri) ed addirittura Valagussa al 55° aveva trovato la rete del vantaggio, ecco il patatrac che non ti aspetti. Il bau bau Ritz dapprima con un tocco di punta al 60° e poi su rigore al 71° (ennesima entrata improvvida di Cannistrà) ridimensiona i rossoblù che attaccano a testa bassa (addirittura con 4 punte), senza comunque dare la sensazione di avere la lucidità necessaria per riequilibrare il risultato. Sin qui siamo alla mera cronaca. Molto più interessante entrare nel merito di questa defaillance.Parto da alcune considerazioni di fondo. Premesso che non appartengo a quella genia di “impeccabili” del fine gara che a sentir loro avrebbero vinto (bastava spostare questo, sostituire quell’altro e via dicendo). E premesso che gradirei che ad essere intervistato nel dopo partita su temi tattici fosse il mister e non il direttore sportivo (questo fa parte della mia etica), mi trovo d’accordo con le valutazioni fatte da Luca Tarabotto, e probabilmente (conoscendolo bene) anche dal patron Franco. Non solo il Vado “poteva” coprirsi meglio una volta completata la rimonta, ma “doveva” farlo, aspettando, difendendo e ripartendo come invece hanno poi fatto i giocatori di Ascoli, che è parso più esperto del collega opposto nella gestione.Puoi anche essere un irriducibile “giochista” (il che è tutto tutto da dimostrare, dalla qualità all’attitudine) ma quando c’è da centrare l’obiettivo non avere un piano B è inconcepibile. Inutile e sterile aggrapparsi alla “teoria dei dettagli”. Addirittura inconsistente il ricorso all’operazione “recupero punti in classifica” determinata dall’aver trovato la quadra giusta. Il club per ingaggi, investimenti, parco calciatori, strutture e chi più ne ha più ne metta, dovrebbe essere su a disputare almeno la seconda piazza. Cottafava seppur all’esordio in categoria non può pensare che se vince è per le geometria ma più semplicemente ciò avviene perché grazie agli sforzi della Società, sul piatto della bilancia ha a disposizione ogni “ben di Dio”. Continuare ad insistere con il tridente (Capra-Lo Bosco-Donaggio) è stato palesemente un azzardo al di là di come è poi andata a finire. Sarebbe occorso sacrificare un attaccante anche avendo di fronte il Borgosesia. E qui sta il punto! La dinamica è la stessa che si ripete nel tempo. Toccò a Spalletti con Totti, a Capello con Del Piero. Quando, pur magari volendolo fare, temi di sostituire un “mostro sacro” per paura di perdere il polso dello spogliatoio, non fai il bene né del giocatore quantomeno della squadra che il quel preciso momento ha un peso ben superiore di quello del singolo, sia chi sia.

Sarà dura a Lavagna. I bianconeri sembrano essere in grande spolvero e la tripletta subita potrebbe aver sgonfiato (che peccato) un ambiente che per rendere ha bisogno costantemente di gasarsi. Si tirava all’Alcione, poi a far cadere il Chisola, non è che adesso finiti i sogni di gloria si rischi la qualificazione ai play off?