Benvenuti alla sagra del “vittimismo”

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Saper vincere una partita, magari anche conquistata in maniera netta e quindi meritatamente, ma assumendo lo stile che dovrebbe illuminare il cammino di una “grande” è un’impresa impossibile per il Vado ed il suo “ristretto entourage”. Nel dopo Ligorna ( 3 a 1 per i rossoblù il risultato finale) le reazioni sono state tali da invalidare, a mio modo di vedere, la portata del risultato acquisito.Il “percorso” così come è stato definito dai più (mi riferisco a giocatori e staff) è sempre lo stesso : massima esaltazione (spesso eccessiva e ingiustificata) con durata, di norma, sino al primo stop forzato. Ma quello che non quadra e francamente indispone è il ricorso per certi versi scontato e quindi ormai patetico alla “teoria del Remare Contro”, ovvero dello cercare da parte di qualcuno di ostacolare l’operato della società. Premesso che dalle interviste rilasciate dai protagonisti della gara non si è capito bene chi siano questi rematori controcorrente: interni? esterni? obliqui? trasversali? fittizi? reali? identificabili?. Ciò che emerge nettamente è quella naturale inclinazione a fare le vittime, cioè a considerarsi sempre oppressi, perseguitati, osteggiati e danneggiati da persone e circostanze, e soprattutto a lamentarsene. Direi proprio che ci siano tutti gli estremi per scomodare il termine di ” vittimismo psicologico”.Ciò avviene quando qualcuno pensa di avere tutti contro di sé e quindi non si assume mai la responsabilità dei propri errori. Questo fenomeno cronicizzandosi può diventare parte dell’identità di un gruppo. Non si tratta di una condizione psicologica diagnosticabile facilmente, ma finisce alla lunga per divenire una “mentalità” vera e propria. Quando cerchi di convincerti e di convincere che la colpa delle tue disgrazie sia sempre determinata dagli altri, hai fallito l’obiettivo. Questi sentimenti negativi fautori di un senso di vulnerabilità e paura, portano a non assumersi mai le responsabilità delle proprie azioni o, via più comoda e redditizia, a incolpare gli altri per i propri problemi. Pensare che tutto e tutti ti siano contro tende a far credere in modo irrazionale che tutto ciò che accade sia contro a prescindere, anche se non è così.

Si finisce inevitabilmente per percepire ciò che avviene con un filtro di negatività. Questo implica un atteggiamento negativo nei confronti della maggior parte delle situazioni e porta inevitabilmente ad intaccare la fiducia e la sicurezza personale. È per questo che chi agisce e si comporta da vittima tende ad avere una bassa autostima e a  preoccuparsi troppo: è molto comune infatti che chi recita costantemente il ruolo della vittima finisca per pensare troppo alle situazioni che gli capitano. Pensando troppo alle cose che gli accadono, tende a giungere a conclusioni negative.
Tensione costante e uno stato ansioso di “ipervigilanza” ne divengono i sintomi. Questo perché si sente che tutto è una minaccia e che qualsiasi cosa negativa può accadere in qualsiasi momento. Il vittimismo del resto, come conseguenza, comporta anche un confronto costante con gli “altri”.
Ma essere sempre sulla difensiva, sentirsi “attaccati” sempre, porta al vittimismo patologico.Gli effetti :  senso di colpa continuo; frustrazione e paura di fallire; diffidenza verso l’esterno, risentimento verso le persone che con successo esprimono le loro convinzioni; depressione e isolamento. Ecco queste doverose precisazioni cercano di fare ordine e fanno sì che il quadro psicologico generale scaturito da una affermazione sportiva (leggasi : esaltazione) venga riportato su un piano di normal analysis.  I media, vorrei sottolinearlo, svolgono l’importante funzione sociale di costruzione della coscienza collettiva in quanto devono assicurare informazioni complete, varie, critiche, attendibili e degne di fiducia. Ben conosciamo gli esiti della stampa di “regime” o di quella compiacente ad esso. Casomai si parla di ricerca della costruttività. Non mi sono piaciuti né i modi scomposti e lessicalmente scorretti con cui il mister  dell’Albenga Aiello si è relazionato in conferenza stampa, nè l’amichettismo tout court  sfoggiato da Edo Capra che ben distante dall’esprimere un parere fuori dal “coro” ha sciorinato una serie di chicche di mera matrice editorialistica. Lo preferisco quando da calciatore si esprime su considerazioni tecniche o tattiche. Viceversa se lo sento far sfoggio di piangeria, anche “no”. Contesto quindi (come invece asserito) che la squadra sia stata costruita bene (con buona pace degli innumerevoli DS che operano in casa Tarabotto). Non trovo giusto che si avventuri nel settore investimenti societari sostenendo che il suo club abbia speso meno di altri, poichè trattasi di un esercizio infondato e comunque non verificabile (che il Vado in ogni caso spenda molto, forse oltre le proprie reali possibilità, è risaputo). Infine non sono così convinto che le trasferte siano state preparate in maniera “perfetta” come l’attaccante di lungocorso afferma. Mister Cottafava prima del Ligorna era in una posizione delicata. Anche in questo caso non erano sterili opinioni contriste, né le suggestive ipotesi abbinabili alla sfortuna (pali e traverse centrate) alle quali si è fatto ricorso ma la dura legge (dura lex sed lex) dei risultati ottenuti a chiamarlo in causa. Il Vado è reduce da tre sconfitte consecutive fuori casa con Ticino, Fezzanese e Alba. Saranno anche state preparate alla perfezione come sostiene l’estroso finalese ma hanno pur sempre maturato zero punti ed un unico gol realizzato. Come si può improvvisamente, in uno slancio di euforia, dimenticarsi della realtà? Su 13 incontri fuori dal Chittolina 5 sconfitte 2 vittorie e 6 pareggi per un totale di 12 punti sui 39 fruibili (meno di 1 punto a partita). Detto questo, noi che tifiamo Vado, e che lo tiferemo anche quando nessuno degli attuali alfieri ne vestirà più la gloriosa maglia, rivendichiamo il diritto di esprimere la nostra, piaccia o non piaccia a Lor Signori. Siamo soddisfatti per la bella prestazione contro i transfughi genovesi, contenti per la doppietta da vero ex della torre Donaggio, felici del rientro di  Mikhaylovskiy, vicini col cuore alla salute dell’amico segretario Fabrizio Cabria, ma per favore non pretendete di insegnarci a “remare”. Noi vadesi siamo nati sul mare, giocavamo alle Traversine, e sappiamo bene quale direzione scegliere. Lo stesso non può dirsi di tutti…..specie quelli abituati a seguire un certo tipo di vento. Pont Donnaz (Val d’Aosta) è alle porte. Un punto nelle ultime 6. Spezzeremo le reni alla Grecia!