Savona Calcio stagione 2013/2014 : classificatosi 6º nel girone A della Lega Pro Prima Divisione perse la semifinale dei play-off. L’allora presidente, cavalier Delle Piane, ruppe un lungo silenzio e parlò alla stampa e, come suo costume, non fu banale. In un’esclusiva dopo la fine del campionato, il numero uno savonese tornò sulla sua “creatura” e, dalle sue parole, trasparve tutta la sua piena volontà di investire nel “progetto” Savona Calcio con un orizzonte che guardasse lontano.
Se la parte del calciomercato, stabilito il budget, fu messa nelle mani del tecnico Corda per cercare di sostituire i pezzi da novanta che avevano lasciato la città della Torretta reputando concluso un ciclo, tutto il resto era nella testa del noto cavaliere. I progetti continuavano ad essere molto ambiziosi e andavano nel segno tracciato nella conferenza stampa di inizio marzo quando proprio il presidente, con al fianco l’allenatore, presentò “urbi et orbi” i progetti per il nuovo stadio. In quell’occasione, a dire il vero, il numero uno parlò di speranze aggiungendo: “Sono abituato ai fatti e non alle parole”. E, il momento dei fatti, sembrava proprio essere arrivato. “Il progetto c’è, è concreto – disse – Sono pronto ad investire per un impianto che non vedrà la partecipazione economica degli Enti pubblici. Sarà uno stadio destinato a vivere 7 giorni su 7 e, soprattutto, uno spazio capace di ospitare anche grandi eventi, concerti. Uno spazio che, ad ora, non c’è a Savona (e nemmeno adesso, aggiungiamo noi) . E, in effetti, se si pensa che appuntamenti importanti per la città – vedi Expo, visite di papi – sono ospitati in un parcheggio, uno stadio che faccia da “contenitore” di eventi potrebbe richiamare a Savona grandi firme del panorama nazionale”. Il cavaliere, a riprova della concretezza del progetto, dava anche i numeri dei costi reali dell’operazione: “Il nuovo stadio dovrà essere capace di autofinanziarsi. Costruiremo un impianto da 10/15 mila posti. In pratica, costerà 600€ a potenziale spettatore”. Tutto sembrava pianificato. La “Ciudad” sportiva, sul modello delle società più avanzate avrebbe potuto estendersi ben oltre il ‘tracciato’ dell’attuale Bacigalupo: “Stiamo trattando con la Diocesi per provare ad acquisire il campetto del CSI – rivelò il presidente – Vogliamo costruire uno stadio da serie B ma che punti anche sulle strutture”. E la questione strutture era un “chiodo” fisso di Dellepiane che, su questo, in nessun momento aveva avuto una visione diversa da quella del proprio allenatore. Fu Ninni Corda infatti a mettere sul tavolo la criticità delle strutture con la prima squadra costretta ad allenarsi al “Ruffinengo” e le giovanili costrette a girovagare per la provincia.
Se la parte del calciomercato, stabilito il budget, fu messa nelle mani del tecnico Corda per cercare di sostituire i pezzi da novanta che avevano lasciato la città della Torretta reputando concluso un ciclo, tutto il resto era nella testa del noto cavaliere. I progetti continuavano ad essere molto ambiziosi e andavano nel segno tracciato nella conferenza stampa di inizio marzo quando proprio il presidente, con al fianco l’allenatore, presentò “urbi et orbi” i progetti per il nuovo stadio. In quell’occasione, a dire il vero, il numero uno parlò di speranze aggiungendo: “Sono abituato ai fatti e non alle parole”. E, il momento dei fatti, sembrava proprio essere arrivato. “Il progetto c’è, è concreto – disse – Sono pronto ad investire per un impianto che non vedrà la partecipazione economica degli Enti pubblici. Sarà uno stadio destinato a vivere 7 giorni su 7 e, soprattutto, uno spazio capace di ospitare anche grandi eventi, concerti. Uno spazio che, ad ora, non c’è a Savona (e nemmeno adesso, aggiungiamo noi) . E, in effetti, se si pensa che appuntamenti importanti per la città – vedi Expo, visite di papi – sono ospitati in un parcheggio, uno stadio che faccia da “contenitore” di eventi potrebbe richiamare a Savona grandi firme del panorama nazionale”. Il cavaliere, a riprova della concretezza del progetto, dava anche i numeri dei costi reali dell’operazione: “Il nuovo stadio dovrà essere capace di autofinanziarsi. Costruiremo un impianto da 10/15 mila posti. In pratica, costerà 600€ a potenziale spettatore”. Tutto sembrava pianificato. La “Ciudad” sportiva, sul modello delle società più avanzate avrebbe potuto estendersi ben oltre il ‘tracciato’ dell’attuale Bacigalupo: “Stiamo trattando con la Diocesi per provare ad acquisire il campetto del CSI – rivelò il presidente – Vogliamo costruire uno stadio da serie B ma che punti anche sulle strutture”. E la questione strutture era un “chiodo” fisso di Dellepiane che, su questo, in nessun momento aveva avuto una visione diversa da quella del proprio allenatore. Fu Ninni Corda infatti a mettere sul tavolo la criticità delle strutture con la prima squadra costretta ad allenarsi al “Ruffinengo” e le giovanili costrette a girovagare per la provincia.
“Per stare al passo con squadre come Vicenza e Como bisogna avere campi di allenamento adeguati”, disse il tecnico sardo trovando terreno fertile nel presidente. E, il tempo della raccolta sembrava avvicinarsi sempre di più. Per il presidente Dellepiane, comunque, i campi di allenamento per le giovanili rappresentavano solo un tassello di un progetto ben più ambizioso che voleva fare del suo Savona una squadra, nel suo piccolo, modello. Stadio e città sportiva, nelle intenzioni del numero uno biancoblù dovevano diventare un punto di riferimento per i giovani calciatori e per le loro famiglie. “Vogliamo costruire una struttura che consenta ai ragazzi di essere accolti all’uscita della scuola, di poter mangiare nelle nostre strutture, di fare i compiti e, poi, di allenarsi”.
A sentir parlare Dellepiane, riecheggiava chiaramente il modello “cantera” del Barcellona che ha “costruito” tanti campioni ma ancora più “uomini”.
Dellepiane non si spinse così oltre ma il progetto era ben delineato: “Se troviamo l’accordo per la gestione del campo del CSI con la Diocesi, in poco tempo potremo installare dei prefabbricati che consentano ai ragazzi di mangiare lì e di fare i compiti. Vogliamo insegnare dei valori e non solo a giocare a calcio”, concluse il numero uno savonese. Come la storia ci insegna, furono solo “parole al vento!”
A sentir parlare Dellepiane, riecheggiava chiaramente il modello “cantera” del Barcellona che ha “costruito” tanti campioni ma ancora più “uomini”.
Dellepiane non si spinse così oltre ma il progetto era ben delineato: “Se troviamo l’accordo per la gestione del campo del CSI con la Diocesi, in poco tempo potremo installare dei prefabbricati che consentano ai ragazzi di mangiare lì e di fare i compiti. Vogliamo insegnare dei valori e non solo a giocare a calcio”, concluse il numero uno savonese. Come la storia ci insegna, furono solo “parole al vento!”