La salute del calciatore Convegno a Coverciano organizzato da AIC, AIAC e Settore Tecnico FIGC

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Nell’aula magna del Centro Tecnico federale di Coverciano, Associazione Calciatori, Associazione Allenatori e Settore Tecnico FIGC hanno riproposto il 27 ottobre la tavola rotonda sul tema “la Salute del Calciatore”. Dopo quello del 24 maggio scorso a Roma, svoltosi nell’auditorium del Centro di preparazione olimpica del Coni, il convegno è tornato a trattare un tema molto sentito dalla categoria, analizzando i dati che gli stessi calciatori e gli staff tecnici di Serie A hanno fornito tramite il questionario somministrato loro qualche mese fa. I Presidenti AIC e AIAC, Calcagno e Ulivieri, insieme ad alcuni esperti del settore, hanno approfondito il tema direttamente con gli “addetti ai lavori”: la platea era infatti composta dai partecipanti ai corsi di Coverciano che si preparano a diventare allenatori e preparatori atletici. Tra loro tanti ex-calciatori professionisti che hanno vissuto da protagonisti sul campo l’argomento dell’incontro. Tra loro tre ex campioni del Mondo 2006, Del Piero, Perrotta e Zambrotta. Il convegno, apertosi col saluto del Presidente del Settore Tecnico Demetrio Albertini, e moderato dal Segretario del S.T., Paolo Piani, ha visto la partecipazione del professor Carlo Castagna (laboratorio di biomeccanica del Settore Tecnico FIGC) che ha trattato il tema dello stress fisico-ambientale, del professor Carlo Vercelli (responsabile area psicologica Juventus FC) che ha illustrato (in videocollegamento) la ricerca sullo stress psicologico, del professor Piero Volpi (responsabile medico FC Inter), che ha sviluppato i dati riguardanti lo stress clinico e, con un contributo video, di Maurizio Sarri, allenatore della SS Lazio, che ha affrontato il tema dei calendari sempre più fitti, argomento da lui già caldeggiato appassionatamente in passato. L’incontro ha voluto approfondire il tema della “super attività” (partite giocate, tempi di recupero) partendo dalle attuali conoscenze scientifiche che affermano che, in condizioni di “stress ordinario”, andando oltre il “limite” di una partita ogni quattro giorni, l’integrità fisica dell’atleta viene messa concretamente a rischio.
Il Responsabile organizzativo AIC Fabio Poli ha ripresentato i risultati della ricerca condotta su tutti i calciatori di Serie A e sui componenti degli staff tecnici dello stesso campionato, tramite somministrazione di un questionario anonimo, nel periodo compreso tra 15 marzo e 15 maggio 2023. Alla domanda “quanti giorni servono per recuperare la piena efficienza fisica dopo una partita ufficiale”, il 56% ha risposto 2 giorni mentre il 32% 3 giorni. Se invece si parla di “voglia di giocare” dopo una partita ufficiale, il 30% ha risposto che occorrono 3 giorni, il 26% 2 e il 25% un giorno solo. Il 55% ritiene che per recuperare la “piena competitività dopo 2 partite in 7 giorni” occorrano 3 giorni (il 21% 2 e il 15% 4), e il 30% considera necessari 3 giorni per recuperare la “piena competitività dopo 3 partite in 7 giorni” (il 26% 5 e il 24% 4).
Infine il 24% dei calciatori ritiene che servano 3 giorni per recuperare la “piena competitività dopo 4 partite in 12 giorni”.
Nel corso del convegno sono stati approfonditi tutti gli aspetti legati alla salute dell’atleta con l’obiettivo di mostrare come non sia legata esclusivamente ad una componente fisica ma sia la risultante di una serie di fattori: ambientale, psicologico e, naturalmente, fisico.
Al termine dell’incontro, i Presidenti AIAC e AIC hanno raccolto le principali considerazioni emerse, tracciando le possibili proposte per collaborare, come sistema, alla tutela della salute del calciatore come protagonista di uno spettacolo, nel comune obiettivo di salvaguardare e ottimizzare la natura sempre più mediatica ed economica dello “spettacolo del calcio”.
“Le mie considerazioni partono dal disaccordo con la Lega di Serie A riguardo alla sosta natalizia” – ha sottolineato il Presidente AIC Calcagno – “la difficoltà di far capire ai nostri interlocutori che questa richiesta parte dall’esigenza di avere un periodo di riposo, non di vacanza. Purtroppo si rischia sempre di essere fraintesi, perché anche all’interno del nostro mondo non si ha la percezione dell’importanza di un periodo di recupero per staccare a livello fisico e mentale, una settimana fondamentale per poter affrontare al meglio la seconda parte della stagione”.
“Certi tipi di competizioni possono portare nell’immediato più risorse ad alcuni club” – ha proseguito – “ma occorrerà redistribuirle meglio ed evitare un calo dal punto di vista qualitativo delle competizioni. Veniamo da 15 anni di aumenti di fatturati, ma siamo anche il sistema che ha meno ridistribuito le proprie risorse al proprio interno: parlando di nuove competizioni, si discute molto poco di quanto le risorse vengano ridistribuite verso il basso, con il rischio quasi certo di aumentare ulteriormente le distanze economiche tra i club. Oltre alla salute dei calciatori, ci preoccupa anche quale sistema creeremo con questi presupposti”. “Siamo riusciti a far introdurre le cinque sostituzioni, abbiamo chiesto l’ampliamento delle rose e si potrebbe ragionare ad un limite al minutaggio o al numero di partite da giocare” – ha concluso Calcagno – “ma il problema è che norme di questo tipo non possono riguardare solo il nostro campionato ma dovrebbero essere coordinate in ambito Internazionale”.
Il raduno, durato due ore dense e piene di spunti, è stato chiuso da Renzo Ulivieri, presidente Aiac: «Siamo sulle stesse posizioni di Aic. Siamo tornati sui temi affrontati 5 mesi fa a Roma perché sono importanti. Allora eravamo alla fine della stagione, adesso siamo all’inizio. In entrambi i casi parlare della salute del calciatore poteva e può apparire una stramberia, dato che il tema drammatico dovrebbe riguardare quello delle morti sul lavoro. Eppure, occupandoci noi del nostro settore, dobbiamo monitorare e verificare lo stato di salute dei lavoratori, in questo caso calciatori e allenatori. Salute dal punto di vista fisico, psicologico mentale, sentimentale ovvero su come sono coinvolti gli atleti, salute dal punto di vista sociale. A proposito di stress, io ho sbagliato in passato, quando interrogato sul tema, tagliai corto, con una dichiarazione idiota, facendo l’esempio di chi lavorava in conceria dalle parti di San Miniato. Sbagliavo clamorosamente. Certo che lo stress in conceria era fortissimo ma anche nel calcio questa è una tematica vera. Vale per calciatori, vale per allenatori, vale per gli arbitri. Uno staff stressato comunica questa problematica anche ai calciatori. Ce lo ha detto bene Sarri, che abbiamo appena ascoltato. Questo tema, posto da lui, deve essere posto anche da noi a chi ha logiche sbagliate: più eventi, più soldi. Senza tener conto della qualità dello spettacolo che si abbassa. Si tratta di scegliere quale idea di lavoro si ha, se al centro c’è l’uomo o il denaro. Discutere è il primo passo per trovare la soluzione più equilibrata».