Festa per ricordare la promozione in D dell’ Albenga del 1977

Riuniti i giocatori che fecero quella impresa nel Campionato 1976-1977

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ALBENGA- L’associazione culturale “Orgoglio Ingauno”, ha dato vita ad una iniziativa in ricordo dello squadrone che nel campionato 1976-1977 portò la squadra albenganese alla promozione in Serie D. Si è trattato di una vera e propria reunion, un dolce amarcord con i giocatori che resero possibile quella impresa che avvenne dopo uno spareggio allo stadio Marassi di Genova. L’appuntamento era fissato nella sede del Museo dell’Albenga in via Gian Maria Oddo, 29 dove è allestita una mostra permanente che raccoglie ed espone tutto il materiale fino ad oggi acquisito sulla storia dell’Albenga. All’appuntamento sono accorsi in tanti.
“È stata una giornata davvero fantastica- spiega in una nota l’intero direttivo dell’Associazione Culturale Orgoglio Ingauno- perfetta, di quelle che ti rimpiono il cuore e danno veramente “un senso” a quello in cui crediamo. Aver aiutato a far rivedere, dopo così tanto tempo, quella meravigliosa e vincente squadra del 1976-77 ha dato a tutti delle grandi emozioni. Ci teniamo a ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alla giornata. La rimpatriata è dedicata agli Amici che c’erano e non ci sono più, in particolar modo al Presidente di quegli anni, Ing. Giulio Delminio, e al segretario e factotum Gianni Strazzi”.
L’Associazione Culturale Orgoglio Ingauno già attiva attraverso svariate iniziative dall’estate del 2009, ha voluto in questo modo ricordare un altro momento magico della storia del calcio albenganese. Le finalità della associazione sono quelle di ricercare, salvaguardare, valorizzare ed esporre tutto il materiale storico legato all’Albenga, dal 1905 sino ad oggi. La sede è anche un nuovo punto di ritrovo, un altro fiore all’occhiello della “Città delle Torri” e del suo bellissimo centro storico.
La sede della associazione è situata presso Palazzo Oddo, all’interno dei locali gestiti dalla Fondazione Oddi, all’incrocio fra via G.M. Oddo e Vico Sant’Eulalia.
CLAUDIO ALMANZI