Ricordo di Giacomino (Nino) Parodi : grande uomo, vero campione di sport e di vita, volto pulito del calcio

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La sua scomparsa (classe 35, aveva 87 anni) ha lasciato sgomenti e attoniti quanti hanno avuto la fortuna e l’onore di conoscerlo e di poterne apprezzare le doti immense sia in campo che fuori. Lo testimoniano le lacrime versate e le parole spese da Don Giulio celebrando i suoi funerali questa mattina 24 marzo alle ore 11 nella chiesa di San Giovanni Battista nella sua amatissima Vado. Il parroco “amico” ha toccato il cuore di tutti i presenti ricordando “Ninnu” (chi è vadese verace conosce questo simpatico nomignolo) facendo sì che i presenti ( tanti sportivi tra cui Eretta, Vaniglia, Grippo, Chittolina, Bovero, Persenda, Mariani, Nacinovich) alla toccante cerimonia si stringessero ancor più attorno al figlio Paolo (anch’egli buon calciatore, un terzino moderno ora affermato commercialista), la nuora Irene, i nipoti Ilaria, Stefano, Francesco, Valerio, Francesca e Pietro, Laura e Alfred. Dal ritratto qualunque fosse la prospettiva ( mirabile attaccante, atleta inesauribile e nel privato genitore premuroso, lavoratore indefesso, appassionato contadino) ne è emerso un modello di riferimento difficile dal trovarsi nella società globalizzata. Nino era figlio “prediletto” di un’intera comunità della quale non ha mai tradito nel suo lungo percorso l’etica e i valori. Sono stati il suo lasciapassare ed è riuscito a trasmetterli ai suoi cari e a quelli che come me, lo hanno avuto come allenatore ( sagace, valente, gentiluomo) e come compagno di squadra (leale, generoso, misurato nel non far pesare la sua straordinaria bravura ed intelligenza di gioco). Torno con la mente alla primavera del 1972, l’ultima sua stagione proprio in quel Vado da cui era partita la sua incredibile cavalcata, che dal 1951 lo aveva portato ad indossare, dopo quella “sacra” rossoblù, le maglie del Casale, dell’Alessandria in Coppa Italia, della Biellese, del Vigevano in serie B, del mitico Savona e dell’Alassio in D. Era alla fine della sua eccezionale carriera ( in quell’anno 12 presenze e tre reti all’attivo) e ad un ragazzino di belle speranze di appena 16 anni, suo capitano negli Allievi, lasciò in eredità le sue scarpette “Ferrari”, quelle fatte a mano in Val Polcevera che portavano ai piedi gente come Riva, Cucchiaroni e Lorenzi, Bassetto e Mazzola, Combin e Liedholm. In quel gesto c’era la sua identità, il suo carisma, la sua cifra. Quanta emozione quando le provai. Capii subito che non erano adatte ai terreni dei dilettanti ma erano sul tipo di quelle che avevo visto muoversi con maestria sul verde Bacigalupo dal 1962 dove giostrava a fianco di un certo “Milly” Giordano, il furetto che avrei marcato 10 anni dopo proprio nella mia gara d’esordio in prima squadra. Quando penso che un “mito” come Giacomino Parodi, un idolo per i giovani della mia generazione anni 50, se ne è andato, provo un’immensa tristezza ed una nostalgia insanabile per quell’epopea eroica del nostro calcio di cui Nino è stato protagonista indiscusso. Un attimo dopo però, riprendendomi dall’innegabile effetto dell’amarcord, ritrovo le forze per cercare di non disperdere quello che è stato il suo “esempio”. Grazie bomber, grazie mister! Non dimenticheremo i tuoi insegnamenti e per quanto mi concerne (impresa non facile).