GUGLIELMO OLIVERO
Quando lo videro saltare di schiena, mentre tutti usavano il ventrale, pensavano che Jack Fosbury fosse un buffone imprestato all’atletica. Un buffone, uno che voleva mettere in discussione la sacralità del salto. Il russo, pardon sovietico Brumel, si interrogò più volte su chi fosse quello sbruffone per poi ad iniziare a tappare la bocca quando si impose nelle rigorose scelte americane per partecipare ai Giochi di Città del Messico. Quanta attenzione quel giorno di ottobre nel vederlo all’opera e non credere nel suo oro olimpico. Il suo salto metteva definitivamente in soffitta lo stile ventrale. Tutti, compresa Sara Simeoni oro a Mosca 80, iniziarono a studiare quel modo di saltare, oggi usato da ogni atleta. Per quanto il suo stile abbia rivoluzionato un’epoca Fosbury non ha battuto mai un record del mondo. Ma di questo forse non si è accorto nessuno.