Dal settore giovanile alla prima squadra, il dibattito con Viscidi e Nicolato: “Il talento va legato alla pratica”

0
305

Il passaggio dal settore giovanile alla prima squadra è uno dei temi più dibattuti quando si parla delle attuali problematiche e del futuro del calcio italiano. E proprio su questo argomento – a chiusura dell’incontro avvenuto quest’oggi nell’auditorium di Coverciano, organizzato dalla Commissione Dirigenti e Collaboratori Sportivi e che ha coinvolto i responsabili dei settori giovanili dei club di Serie A, Serie B e Serie C – sono intervenuti tre grandi conoscitori del calcio giovanile italiano: il coordinatore delle Nazionali giovanili maschili, Maurizio Viscidi, il tecnico della Nazionale Under 21, Paolo Nicolato, e il responsabile del settore giovanile della Roma, Vincenzo Vergine. Una tavola rotonda che ha arricchito il dibattito al termine di una giornata densa di interventi e che ha mantenuto alta l’attenzione della platea, dove erano presenti anche gli allievi del ‘Corso per responsabile di settore giovanile’, inaugurato proprio questa mattina. “Sono un appassionato di aviazione – ha esordito Maurizio Viscidi, richiamando alla mente degli ascoltatori in platea una metafora che potesse essere di aiuto per spiegare la sua visione – e quando cade un aereo, si dice che ci sia stata una concatenazione di eventi. Ecco: calcisticamente c’è stata una concatenazione di eventi che ci ha portato a vivere questo momento. Sicuramente non siamo stati capaci di rispondere a un mutamento sociale. La Nazionale del 2006, infatti, era composta da giocatori ‘auto-formatisi’, se così possiamo definirli: non me ne voglia chi li ha avuti da allenatore quando erano molto giovani, ma loro hanno potuto fare molte ora di pratica calcistica anche per strada o all’oratorio. Dobbiamo essere in grado di riproporre nell’attività di base quel ‘calcio di strada’, quando i calciatori giocavano per ore e ore anche fuori dai campi del club di appartenenza. Noi abbiamo forse un problema di quantità più che di qualità; una quantità nel numero di ore di gioco. Ma anche di qualità, se pensiamo che oggi i giovani calciatori vanno all’estero perché lì trovano strutture migliori e allenatori più attenti alla crescita dei singoli più che della squadra.
Oggi nelle nostre Nazionali giovanili abbiamo un valore medio buono, ma ci mancano le eccellenze. Sono assenti perché ci manca il talento. E il talento va legato alla pratica”. “Stiamo vivendo un momento particolarmente poco felice per il calcio italiano – ha commentato il tecnico della Nazionale Under 21, Paolo Nicolato, durante il dibattito – e i motivi sono tanti, a cominciare da quello economico. Ci mancano la pazienza e forse anche il metodo. Su una cosa però noi italiani siamo i migliori: nel saper sfruttare il momento e questo dobbiamo riuscire a fare.
Come allenatori delle giovanili dobbiamo essere bravi nell’inculcare i giusti valori ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze. A una certa età la vittoria, ad esempio, non è un valore, ma lo è il volersi migliorare; questo porta alla crescita. E poi dobbiamo migliorare sul fatto che abbiamo un pessimo rapporto con l’errore: non facciamo più rischiare i nostri calciatori nell’uno contro uno. Voi – ha evidenziato quindi Nicolato rivolgendosi ai responsabili dei settori giovanili – dovete prestare attenzione alle persone di cui vi circondate a lavoro”.
“Quello del settore giovanile – ha commentato Vincenzo Vergine – è un tema complesso, che richiederebbe molti approfondimenti. Credo che però, nelle sue varie sfaccettature, molto possa essere riconducibile al budget a disposizione. Investire nella qualità e quantità dell’allenamento richiede fondi. Nel calcio il vivaio è il sistema produttivo e in momenti di crisi il sistema produttivo deve essere incentivato”.