Un Derthona rinnovato attende il Vado 2023. A fare scalpore però sono però le parole di Tarabotto Junior

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La ripartenza da Tortona per il Vado, rappresenta l’occasione per confermare e caso mai migliorare il già buono girone di andata. L’ostacolo sino a poco tempo fa non certo trascendentale si è fatto più arduo poiché i piemontesi ben sotto le aspettative nel girone di andata sono corsi ai ripari nel tentativo di riscattarsi dando mandato al ds Canepa di operare sul mercato. Due al momento le operazioni che si registrano in ingresso con gli arrivi del trequarti Badara Diagne proveniente dal Casale e del difensore centrale di buon livello Pierangelo Tarantino. Ma è sul fronte societario che si sono spostate le attenzioni. Il ds Luca Tarabotto ha dato il là infatti ad uno sfogo destinato a lasciare strascichi, lamentandosi di vedere la tribuna del Chittolina costantemente vuota nonostante la buona posizione di classifica dichiaratamente protesa alla conquista di una posizione play off. La sua amarezza per lo scarso interesse suscitato dalla squadra (preferirei la dizione family/team), non può limitarsi a parer mio alla mera constatazione di un fatto oggettivo (effetto) senza aver la capacità di analizzare approfonditamente il perchè (causa). Se si ambisce a voler occupare un ruolo importante nel circuito manageriale sportivo semiprofessionistico occorre saper individuare bene le motivazioni del fenomeno e di lì partire con le contromisure, anziché continuare a fornire disamine di tipo tecnico/tattiche che caso mai spettano al mister. I ruoli vanno ben distinti e rispettati. Ma veniamo al punto. Siamo certi che per cercare di suscitare maggior calore da parte della “vadesità” nei riguardi del gruppo Tarabotto siano state poste in essere tutte le indispensabili misure ed accorgimenti? Come è pensabile che non vi siano critiche sulla “gestione” nei riguardi di un club che nonostante gli investimenti (da serie C) per due stagioni consecutive riesce nell’impresa di retrocedere e nella terza si salva a stento nell’ultima partita? Quanti giocatori provenienti dalle pur super competitive giovanile appartengono alla rosa? Come è pensabile sminuire il valore della prima Coppa Italia vinta, onore e orgoglio di un’intera comunità? Quanti vadesi trovano posto nel Consiglio di Amministrazione? Quante figure storiche del pianeta “rossoblù” sono state coinvolte nel progetto? Quali iniziative sono state promosse in ambito locale da chi festeggia i momenti topici dell’annata ad Albissola Marina anziché in siti intracomunali? Come è pensabile invertire il trend se addirittura si fa l’occhiolino all’erba del vicino? Mai sentito parlare di “attaccamento alla maglia” o di “bandiere”?  Si è certi di aver capito che il calcio a ogni livello deve essere  inteso come tempo e luogo in cui si manifesta la vita cittadina, in cui si esprime l’identificazione tra la città e la squadra di calcio che ne è un simbolo, uno dei più potenti, in quella dimensione sacrale che tanto appassionava Pasolini? Mi fermo qui. Ecco un elenco di domande, con risposte ancora irrisolte e che rischiano di rimanere tali, se non si sa mettere debitamente a fuoco il problema!