La Basilica di Santa Croce al Flaminio di Roma ha ospitato la Santa Messa degli Sportivi, officiata da Monsignor Giuseppe Baturi, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, assieme al Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale del Tempo Libero, Turismo e Sport della CEI e attuale cappellano della squadra olimpica, Don Gionatan de Marco, e a Don Alessio Albertini, consulente ecclesiastico nazionale del CSI. Presenti il Presidente del CONI Giovanni Malagò, il Segretario Generale Carlo Mornati, il membro onorario del CIO Franco Carraro, numerosi membri di Giunta e Consiglio Nazionale e Presidenti di federazioni, discipline associate ed enti di promozione. La parte musicale è stata curata dall’ex medagliato olimpico e attuale direttore d’orchestra Maestro Lorenzo Porzio. Sotto la sua direzione oltre settanta musicisti dell’Orchestra Filarmonica Città di Roma e del Coro Le Mille e una Nota, con la partecipazione straordinaria del Coro e dell’Orchestra del Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Roma. Alla Messa, tornata dopo lo stop dovuto alla pandemia, hanno assistito atleti di diverse discipline e gruppi sportivi a partire dall’olimpionico del tiro con l’arco Mauro Nespoli e dai medagliati olimpici Yuri Confortola (short track) e Lucilla Boari (arco), oltre a Michele Baldassi, Alfred Commey, Aziz Abbes Mouhiidine, Federico Musolesi, Alessandro Paoli, Tatiana Andreoli, Lorenzo Minh Casali, Carlo Macchini, Matteo Levantesi, Alessia Mesiano, Federico Serra, Simone Alessio e Silvia Semeraro. “L’uomo attende qualcosa e spera. Sempre – ha spiegato Monsignor Giuseppe Baturi –. Ogni uomo spera. Ogni attività, compresa quella sportiva, si poggia sulla speranza del raggiungimento di un obiettivo, non è ricerca fine a se stessa. Il gusto di stare insieme ad amici e concorrenti, la bellezza e la geometria di certi giochi: facciamo tutto perché abbiamo una speranza. Ma nessun risultato colma la ricerca dell’uomo. L’uomo cerca la bellezza, la salvezza, una giustizia che si coniughi con la verità, con un perdono. Che abbia a che fare con la condivisione. L’uomo vuole essere sacro e si chiede ‘Qual è il mio destino?’. Lo fa agendo, impegnandosi. La vita è preziosa, vale tanto. L’uomo vuole esser certo che la propria vita vale, che è amata, che anche se non sempre tutto riesce bene, nulla è perduto. Cerchiamo un principio che ci faccia dire ‘Ne è valsa la pena’. Dio si fa uomo perché ciò che potrebbe essere il gioco di un riferimento diventi il termine di un affetto, di un abbraccio. Si è fatto uomo per farci conoscere e abbracciare ciò che noi desideriamo. E Maria è testimone della grazia. Dire di sì al Signore che diventa presenza nella vita ci rende familiari con gli altri. Il Signore ci aiuta a riconoscere i baci nella vita di ogni fratello uomo”. E il riferimento allo sport: “San Paolo parlava dell’attività agonistica per alludere alla vita e al suo significato. Lo sport è la vita. È il modo in cui conosciamo i limiti e li vogliamo superare”. Immancabile l’intervento del Presidente del CONI Giovanni Malagò: “Innanzitutto ritengo doverosi i nostri ringraziamenti per aver ospitato questa Messa. È un momento molto importante che chiude l’anno e riunisce il nostro mondo. Un momento in cui mettiamo da parte tanti ragionamenti e riflettiamo dopo un anno come questo, iniziato con i Giochi Olimpici più assurdi di sempre e proseguito con un conflitto che ha distrutto certezze. Siamo molto felici che il Segretario Generale della Conferenza Episcopale abbia dato una testimonianza al nostro mondo davanti ad atleti che hanno conquistato medaglie olimpiche e mondiali e ai rappresentanti di Sport e Salute, della Giunta e del Consiglio del CONI e di federazioni, discipline associate ed enti di promozione”.
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