Prima di addentrarci in clima nozze d’oro è bene ripercorrere alcune tappe fondamentali del mondo “ultras”. I primi tre gruppi nati in Italia sono stati i Commandos Tigre Milan nel 1967 e la Fossa dei Leoni nel 1968, stesso anno degli Ultras Tito Cucchiaroni della Sampdoria. Nel 1969 è la volta dei Boys – Furie Nerazzurre dell’Internazionale e degli Ultras Granata del Torino. Anche a Savona il tifo organizzato che visse una prima fase storica a ridosso della partecipazione al campionato di serie B nella aurea stagione 1966/67 ( culminata con il 17° posto e la conseguente retrocessione) limitandosi a coordinare e seguire da vicino l’attività dei numerosi clubs che nel frattempo erano sorti come funghi dopo quell’indimenticabile exploit in seconda serie, decise più per spirito di emulazione che per mera capacità di darsi una dimensione più strutturata di far nascere gli Ultras Savona 1972 ( periodo in cui nacquero anche i Boys e Fedayn della Roma e il Commando Ultrà del Napoli). Il termine Ultras deriva dal francese ultra-royaliste, cioè “ultra realista”, che stava a indicare la forza politica monarchica preponderante ai tempi della seconda restaurazione (1815-1830). Con quel vocabolo si indicavano in pratica gli appartenenti al partito dei monarchici conservatori che propugnavano il ripristino integrale della monarchia assoluta.Da allora è trascorso mezzo secolo. Rivivere questi 50 anni di passione pura biancoblù, di una simbiosi profonda e totale tra squadra e città, vuol dire riportare la memoria indietro nel tempo e ricordarsi delle tante sfide nel tempio “Bacigalupo” (lo stadio comunale che ha ospitato dal 1959 al 2020 le partite casalinghe del Savona Football Club e che era per capienza il terzo della regione Liguria, dopo lo Stadio Luigi Ferraris di Genova, lo Stadio Alberto Picco de La Spezia) e le innumerevoli trasferta, con centinaia di migliaia di chilometri macinati in giro per tutta l’Italia con i treni speciali, in pullman o con le macchinate (memorabili quelle di Massa, Carrara, Lucca, Casale ed Alessandria). Nonostante gli ultimi sviluppi travagliatissimi su cui è meglio sorvolare, l’affetto e la fede dei tifosi Ultras non è mai venuto a mancare alla squadra di turno e sabato 29 ottobre in occasione del big match di Prima Categoria gir.B contro l’Asd Albissole 1909, parecchi di quegli eterni intramontabili “ragazzi” del 72 orfani della gloriosa gradinata Perachino (viene naturale dire di Vecchio Stampo) mischiati alla nouvelle vague rampante, hanno festeggiato sabato al “Briano” (loc. Santuario) il cinquantennale raggiunti dai gemellati supporters della Curva Nord di Voghera (“un’amicizia vera!” come dice il coro che è stato intonato a squarciagola dalla settantina di ultras rossoneri giunti appositamente dalla Lombardia per festeggiare insieme ai loro cari “fratelli” savonesi, omaggiati anche da una rappresentanza imperiese e dai giovani “Zueni” ivi presenti). La commozione ha prevalso sul risultato della partita (un giusto 1 a 1 finale), sul difficile momento societario (la Vela Srl sembra non offra garanzie solide sul futuro prossimo) e sul disagio venutosi a creare per l’assenza di un campo di gioco. Il pensiero è andato a chi ha lottato sempre per la causa del Vecchio Delfino (in primis all’indimenticato Claudio Bosano mancato nel luglio del 2016 sino ad arrivare a chi è scomparso prematuramente, come gli sfortunati Bruno e Gaetano). Nell’abbracciare i simboli del pianeta biancoblù, tra qualche lacrima e più di un tonfo al cuore, le circa cinquecento presenze registrate (un pubblico da delirio, una cifra da serie C, una testimonianza di amore e fedeltà verso i propri colori) debbono rappresentare un messaggio forte per chi di dovere, a partire dall’amministrazione comunale che pur rispettando vincoli e cavilli, non può non prendere atto di cotanta dimostrazione di attaccamento alla maglia. Non mi resta che aggiungermi alla lunga lista di quanti hanno fatto tanti auguri a questi 50 anni filati via tutti d’un sorso. Amati o sofferti che siano stati è valsa la pena di sentirsi fieri ed orgogliosi di essere tifosi del Savona.
Era il 6 settembre del 1959 quando in braccio a mio padre assistetti all’inaugurazione dello stadio con il taglio del nastro da parte della madre del portiere del grande Torino e della Nazionale, Valerio Bacigalupo.
Era il 18 giugno del 1967 quando in piazza Diaz piansi per la rimonta del Catania al Cibali. Al gol di Fazzi in apertura risposero Christensen e quel dannato Fara a 4 dal termine, e fu retrocessione.
Era il 23 febbraio del 73, ed ero sugli spalti in quell’indimenticabile match contro l’Alessandria (indigesta al pari della Sanremese, dell’Entella e dell’Albenga), terminato due a uno con goal di Gottardo e di Victor Panucci in exstremis davanti a una folla memorabile (il boato è rimasto nelle mie orecchie). Quel quel giorno parve tutto ritornare magicamente al “pre-Catania”. Poi si rientrò nei ranghi: in Serie B andò il Parma con spareggio davanti all’Udinese.Noi finimmo quinti.
Polvere di stelle. Magici attimi fugaci di un ultras ante litteram. E poi gli ultimi 50 anni festeggiati degnamente e meritatamente in un sabato di ottobre del 2022 sempre con gli Ultras in testa all’insegna di un’unico grido: “Forza Sanna-à!”