Il 1° agosto di 22 anni fa ci lasciava Giorgio Faldini, il padre della scherma savonese ed il dottore che lanciò la scherma a Savona. Il suo ricordo è affidato alle parole del figlio Roberto attualmente presidente del Circolo Scherma Savona. “Mio padre arrivò a Savona nella seconda metà degli anni 50 come cardiologo, uno dei primi medici con quella specialità nella nostra città. A quell’epoca esisteva già un nucleo di schermitori e egli decise comunque di fondare la nostra società assieme ai primi soci fondatori, tra cui Teresio Canepari ed Enrico Del Priore. La prima sede della società fu nella allora scuola di Via Cava. Era stato campione del mondo di fioretto a squadre nel 1937 a Parigi e 7° nell’individuale, solo per il computo stoccate a pari merito con il 4°-5°-6°. Era all’epoca uno dei giovani schermitori più forti a livello mondiale e candidato a coprire la maglia azzurra nelle successive edizioni olimpiche, ma la guerra gli portò via gli anni sportivi più fruttuosi. Spinto a candidarsi dall’amico e compagno di squadra Renzo Nostini, che rimase presidente della FIS dal 1961 al 1993, iniziò l’attività di dirigente sportivo presso la Federazione Italiana Scherma nel 1960 e fu eletto consigliere federale, carica che ricoprì fino al 1972. Contemporaneamente entrò nella Federazione Internazionale (FIE) come componente della Commissione SEMI (armi ed attrezzature). Partecipò come delegato alle olimpiadi di Roma (1960), Tokio (1964), Città del Messico (1968) e Monaco (1972) ed accompagnò la squadra azzurra in quasi tutti i mondiali di quegli anni. Rivestì la maglia di Commissario Tecnico ad interim nel fioretto per un certo periodo e impartì lezioni di scherma ai nazionali ed alle nazionali di fioretto durante gli allenamenti collegiali. Ma la stoccata più importante per la nostra città fu quella che alla fine degli anni 60 permise la costruzione da parte del Coni del centro Polisportivo di Monturbano Mario Magnano, lanciato assieme all’amico medico dott. Carlo Zanelli, allora sindaco di Savona. Il centro comprende la palestra di scherma a lui dedicata e la palestra di arti marziali e sollevamento pesi dedicata a Luigi Sicco. Mio padre, medaglia d’oro per meriti sportivi, era una persona schiva e parlava molto poco delle sue scelte e del suo impegno per lo sport, lasciando agli altri il giudizio sul suo operato. Ma tutta la classe magistrale della nostra provincia proviene dai suoi insegnamenti e lui stesso forgiò maestri e decine di schermitori che ottennero eccellenti risultati a livello nazionale/ internazionale ed alcuni vestirono la maglia azzurra. Sicuramente mio padre amava la scherma più del suo mestiere di medico e più ogni altra cosa. Me lo dimostrò per l’ultima volta poco prima di lasciarci, quando mi disse che stava pareggiando con un avversario che non poteva battere. Il primo agosto del 2000 alzò la coccia e si fece toccare con il sorriso e la consapevolezza di un grande campione”.