Ciclismo italiano e ligure, anno zero

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Arriva il caldo , ma per il ciclismo italiano fa freddo ed è notte fonda. Se un Giro nazionale è  lo specchio di un movimento allora sarebbe meglio alzare bandiera bianca visto che dopo il primo arrivo in salita, non particolarmente duro, ieri sull’Etna i corridori italiani non sono pervenuti. La classifica generale esprime la sentenza: nei primi dieci non c’è un corridore italiano, e del resto risulta difficile che qualcuno possa inserirsi. Continuiamo a fissarci su Nibali il cui viale del tramonto è inevitabilmente iniziato, sognamo in Ciccone, confidiamo in Pozzovivo, ma sappiamo che non sono uomini da corse a tappe. Allora pensando che tutto vada bene continuiamo a vivere sull’oro del quartetto olimpico, su qualche crono vinta da Ganna, su qualche volata di Viviani, ma poi? L’Italia non riesce a mettere in campo una squadra World Tour, ci prova Cassani che però  è  troppo ingolosito  dai quattrini che arrivano dalle Gran Fondo che organizza. Il  movimento giovanile nazionale è  inesistente nei confronti dei risultati colti dagli altri Paesi, vedi Spagna, Francia, Germania, Olanda, Svizzera.  I vecchi dirigenti non ci sono più e pochi , anche da noi, hanno ancora la passione di andare avanti, nonostante tutto e tutti. Eppure nella provincia di Savona eravamo dei Re una volta anche in campo organizzativo. Non c’è  uno spiraglio di luce e presto anche la RAI capira’ che dare spazio quattro ore al giorno su RAI2 è  un’esagerazione. Spendere tanti soldi per ascolti bassissimi non ne vale la pena se hai lo stesso risultato di una replica di Squadra Speciale Lipsia.