“Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è da questo particolare che si giudica un giocatore”, e quante volte l’abbiamo usata questa frase del maestro De Gregori, sempre quando un tiro dal dischetto finiva in tribuna o veniva neutralizzato da un portiere. Ma venerdì sera, nel vento gelido di Marassi con un Genoa condannato in B fino al ’95 , il verso poetico del Maestro ha trovato la sua eccezione che comunque, per dare eternità al capolavoro, ne conferma la regola. Accade qualcosa di magico, che rimarrà sempre nei ricordi di chi tifa, o tifava, il Grifone, e non ce ne vogliano i cugini della Sampdoria, perché ci sono attimi che sono di tutti, anche di chi li subisce. Un contatto in area e l’arbitro, sul punteggio di Genoa-Juventus 1-1 decreta un rigore ai padroni di casa: sarà l’ultimo atto del match , visto che siamo al quinto di recupero. E’un rigore che decide la stagione: fallendolo al Genoa non rimane che versare lacrime per la retrocessione, segnandolo si rimane a sperare, a tre giornate dalla fine. A calciare il rigore Domenico Criscito, una delle ultime bandiere del calcio italiano che sette giorni prima, sempre al tramonto di una partita, aveva sbagliato il rigore nel derby consegnando gioia ai cugini della Sampdoria. Domenico non ci ha pensato un minuto, non ha dato ad altri la responsabilità del tiro e si è preso tutto lui il peso del momento, sapendo quali sarebbero state le conseguenze. Hai voglia ora di dire che non è da un calcio di rigore che si giudica un giocatore, quando la porta ti sembra piccola piccola ed uno stadio trattiene il respiro. Non pensa Domenico, tira e la palla va in gol scacciando ogni paura. Il Grifone spera ancora, ma sa che qualunque sarà il suo destino ha scritto qualcosa di magico, che va oltre il pallone. Perché, chiamatela retorica, ma in questi anni difficili anche noi abbiamo dovuto tirare dei rigori non sapendo se sarebbero entrati in rete. E spesso, purtroppo, sono stati parati mettendoci di fronte a tristi realtà. Ma comunque il coraggio, come insegna la favola di ieri sera, è riprovarci. E comunque, chiusa la parentesi, onore al Maestro : ” non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è da questo particolare che si giudica un giocatore”. Quasi sempre,
A NICOLINA