La decrescita felice

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Gergalmente parlando la si potrebbe definire come una rivoluzione dolce finalizzata a sviluppare le innovazioni tecnologiche che diminuiscono il consumo di risorse, l’inquinamento e le quantità di rifiuti per unità di prodotto.Gli ideatori di questa corrente di pensiero sono Serge Latouche e Maurizio Pallante, l’uno per il concetto di decrescita, l’altro per averla pensata come “felice”, anche se i primi riferimenti sono datati 1979. La decrescita nasce in opposizione al modello di crescita dell’economia, valutata attraverso il PIL l’indicatore su cui si basano quasi tutte le economie nazionali. Il girone di ritorno del Vado gestione Solari credo ne sia un esempio fulgido. Sei punti in meno che all’andata, 12° posto, -7 differenza reti, tanto per passare dalle opinioni ai dati statistici. Senza contare il capitolo salvezza che al momento non è ancora matematicamente acquisita. Fortuna vuole che dietro si proceda a rilento anche se aver introitato 44 punti in 34 partite ( sui 102 a disposizione) indica di averne ottenuti meno del 50% acquisibili. Basti dire che nel frattempo il Sestri Levante di Fossati e dei suoi giovani si è portato a soli 4 punti dalla quota play off. Visto che oramai l’obiettivo è quello di raccogliere almeno un punto, faccio fatica a pensare che si possa andare a Varese per vincere. Sorvolo a piè pari sull’1 a 1 col Ligorna figlio di reciproche e legittime paure. Ma volgendo lo sguardo all’impegno infrasettimanale all’Ossola non posso che immaginare una situazione ben diversa, con i lombardi in piena corsa per le zone alte e desiderosi di vendicarsi della sconfitta della scorsa stagione e i Tarabotto boys allarmati dal continuo ed evidente calo morale e fisico. Aver vinto a Caronno ha ridato a Di Sabato e Obinna convinzione nei propri mezzi, mentre i vadesi con il freno a mano tirato si presentano all’appuntamento ridimensionati e allarmati. Perse troppe occasioni per tirarsi fuori dai pasticci. ora bisogna fare i conti con la dura realtà. Altro che calcio “champagne”, altro che “faremo divertire”, altro che “dirsi bravi da sè”, il motto in voga pare essere “si salvi chi può!”.