ALBENGA
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Da tempo il ciclismo lo segue con la mente distratta , come se questo non fosse più il suo mondo. Difficile dare torto a Bruno Vittiglio, albenganese ma anche alassino doc, visto che tanti si sono dimenticati di lui dopo il ritiro. La sua carriera è stata breve, ma costellata di momenti di gloria, culminati con la tappa vittoriosa Terni-S.Benedetto del Tronto, nel marzo del 1968 alla Tirreno-Adriatico. Una corsa della quale, quando si dice il destino, non esiste un’immagine, una foto, un articolo. Uno sciopero dei giornalisti, uno di quelli veri dove non si forniva neppure una notizia in 24 ore, impedì a Bruno di vivere un momento di celebrità. Lui torna spesso su quel giorno perche gli ha lasciato una ferita profonda ” Quando alzai le mani al cielo-afferma- pensavo ai momenti successivi, all’intervista di De Zan sul palco dove avrei voluto salutare Maddalena e Severino, i miei genitori che non si perdevano un minuto delle corse. Vidi il palco vuoto, nessun fotografo, nessuna intervista. Allora il pensiero fu quello di recarmi in albergo e telefonare a casa. I miei un meno di due ore dettero la notizia a tutta Alassio. Ma quel giorno rimane come una cicatrice che non dimentico”. Bruno era nato a Ventimiglia nel 1941 in piena guerra e quel suo pedalare elegante non sfuggì ai tecnici del tempo. “Prova, dai prova a metterti in gioco-mi disse papà Severino- e io accettai. Nel 1965 vinsi la Milano – Busseto per dilettanti, una delle gare più importanti e quel successo fu un viatico per il professionismo”. E Bruno passò alla GermanVox, una delle tante squadre italiane che godevano di sponsor. Ai più giovani sembrerà strano, ma in quegli anni il ciclismo era lo sport più popolare, più del calcio che però stava per fare il sorpasso con la conquista dell’ Europeo nel 1968, in una magica serata all’Olimpico con il 2-0 inflitto alla Jugoslavia. Quando passava la Sanremo ci si dava appuntamento tutti gli anni, il 19 marzo che allora era festivo , sempre al solito posto, come fosse stato prenotato mesi prima” E io mi ricordo-prosegue Bruno- che i miei genitori e tanti amici si sedevano sul muretto davanti al palazzo S.Giorgio. Tutti andavano già un’ora prima perché a precedere la corsa c’era la carovana pubblicitaria. Nel 1968 transitai ad Alassio tra i primi e fu una festa”. Bruno partecipa anche alle altre corse Monumento, ma non riesce a chiuderle, troppo dure il Fiandre e la Parigi-Roubaix. Mette le bici al chiodo nel 1970, poco prima di sposarsi con Maria Rosa, un amore infinito. ” Poi quando lei è andata via tutto mi è sembrato inutile, senza senso. Si, la vita va avanti, ma ti si spezza qualcosa dentro “. Sarà caro Bruno, ma ad Albenga dove sei venuto a vivere, tanti ti vogliono ancora bene e a settembre ci sarà una bella sorpresa per te, ma essendo una sorpresa non ti possiamo anticipare niente . E ricorda che tanti amici tuoi sabato han chiuso gli occhi aspettando la Milano -Sanremo, sognando che tu spuntassi per primo dalla curva, con quel volto, per dirlo alla Paolo Conte, da italiano in gita.
MEMORY DOC, SERIE CURATA DA GUGLIELMO OLIVERO