Pagate a caro prezzo le tante ingenuità

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Per spiegare l’accaduto spesse volte occorre riavvolgere il nastro. In questo caso invece penso sia significativo dover partire a bocce ferme dalla riottosa “intemerata” del patron ai danni dell’arbitro sig. Dylan Marin da Portogruaro, che chiaramente mi sento di non condividere sia nel merito sia nel metodo.Era già avvenuto al termine dell’amara ed immeritata sconfitta con la Sanremese costata squalifica e multa ( dura lex, sed lex, della serie si vince, si perde e si pareggia non sempre ed esclusivamente per merito e chi è “del calcio” questo lo sa’ bene) e ritenevo non dovesse più accadere. In questa precisa circostanza poi i presupposti per dare sfoggio di signorilità c’erano tutti. Dalla posizione di classifica non certo allarmante, all’arrivo di una nobile e blasonata quale è il Novara, alla gradita visita di un super “guest” come Aldo Spinelli (amico di lunga data di Beppe Costa) ex numero uno di Genoa e Livorno e attuale piccolo sponsor. Invece l’ennesima esplosione di rabbia non rende grazia ai tentativi di impostare la società su di un livello più manageriale. Il j’accuse fermo e crudo del presidente/tifoso, tra l’ironico e il faceto, con variegazioni filosofico/ambientaliste non mi ha assolutamente convinto. Non si è “educativi” se si gettano ombre sibilline sull’operato del direttore di gara. Perchè, viceversa, non soffermarsi (avendone le capacità e le competenze, questo è il prerequisito) sulla gestione della partita che ha visto i rossoblù peccare di “ingenuita” evidenti, che denotano inesperienza e mancanza di saldezza nel dominare le pressioni? Ne ho ravvisate tre macroscopiche, che, quelle sì, hanno avuto un peso enorme sull’epilogo di una gara che era stata ben preparata (finalmente un compatto 4-4-1-1 ) e quasi portata a compimento, sino ad arrivare al rigore decisivo peraltro netto ed  incontestabile. La prima. Il rosso diretto comminato a Tinti all’86’ per intervento rude su Di Masi. C’era stata poco prima, è pur vero, un’entrata off limits su Anselmo lanciato verso l’area avversaria in ripartenza, che forse andava fischiata ed eventualmente sanzionata, ma ciò non giustifica il fallo di frustrazione, la cui dinamica è ben nota agli addetti (da Veretout, a Totti ad Higuain, per citare i casi più clamorosi, l’espulsione è automatica). Lasciare la squadra in 10 perchè si perde la testa o ci si fa giustizia da soli è sinonimo di dabbenaggine. Ciò in linea di massima avviene specie a fine match, quando la soglia di sopportazione dei calciatori è terminata. In questo caso aggiungerei la forma fisica, visto che come a Fossano, le risorse atletiche dei vadesi sono venute scemando ed è qui che occorrerebbe intervenire E quindi l’avversario, suo malgrado, diventa bersaglio della rabbia altrui, nel vero senso della parola.La seconda ingenuità.Metto sullo stesso piano l’allontanamento dell’allenatore Matteo Solari, anzi ritengo sia ancor più grave. Chi conduce la nave deve saperne stare saldo al comando sino al naufragio. A mio parere il suo comportamento ha inciso in negativo sull’esito del confronto. Intanto perchè recidivo (non è un bel segnale), secondariamente per le giustificazioni addotte ( in panchina ci siamo andati in tanti e sappiamo che non è mai una frase seppur scomposta a determinare un provvedimento, ma una sommatoria di atteggiamenti), terzo per aver scomodato inopportunamente la “teoria del diverso metro di giudizio” a seconda del peso societario, un’affermazione subito raccolta dai colleghi giornalisti novaresi e che dal mio punto di vista denota una caduta di stile che non rende merito alla signorilità degli azzurri di Marchionni. Infine la terza. L’entrata in campo del giovane Turone all’88° ha troppo esposto quella che viene considerata una promessa del vivaio. Non mi soffermo tanto sul ruolo assegnatogli, ma credo sia evidente che inserirsi nel contesto di una corrida così difficile (si parla di ritmo e di clima di una competizione già ben inoltrati e condotti da altri protagonisti ben più rodati), come si suol dire “in corsa”, sia un presupposto non da tutti specie se ancora acerbi e con tempi di gioco differenti (ammonizioni e penalty la dicono lunga). Due note positive del turno. L’impatto più che positivo del portierino Samuele Ghizzardi ad un passo dall’essere l’eroe di giornata per aver intuito e carezzato il tiro dal dischetto di Gonzalez (voto prestazione 8). A costo di ripetermi la, quella sì, straordinaria, vittoria del Ligorna per 3 a 1 sul quotatissimo Varese con doppietta di Cericola.
Ecco direi, limitandomi, di aver posto al vaglio dei lettori o degli spettatori che hanno assistito al Chittolina, temi che scomodano le ingenuità, uno scotto da pagare quando si è alle prime armi, o che invece è il brand che contraddistingue un certo modo di operare specie in serie D dove si fa d’obbligo ormai condurre con criteri di  “professionalità”. Ha proprio ragione il maestro Arrigo Sacchi :” Il calcio non si fa solo con i soldi, ma bensì con le idee”.