E’ stato un grande onore, davvero, esserti stato compagno si squadra. E come me sono in tantissimi, oggi che te ne sei andato, a ricordarti come tale. Sul viale del tramonto hai dovuto combattere ancor più che sui rettangoli di gioco, prima della triste resa. A 75 anni Gio Batta Barbino (“Cicci”) ci ha lasciati e con lui credo finisca un’epopea storica del calcio dilettantistico savonese. Figlio d’arte iniziò da giovanissimo ad assaggiare la dura realtà dei campionati “minori”. Suo padre “Cordellina” Barbino ( un indimenticabile colosso dal cuore d’oro), può essere indicato come un primo fulgido esempio di manager sportivo “antelitteram”. Grazie al “paron” Emilio Segato potè infatti far sorgere il mitico Bar Treviso (angolo tra C.so Colombo e via XX Settembre) che agli ordini dell’indimenticabile Emilio Pacini vinse del 71/72 il gir.A della Terza Categoria ed il titolo ligure battendo al “Broccardi” di Santa Margherita il Vezzano con un secco poker di Luciano Francese che con “Cicci” e Siter completava un trio leggendario. Da quel momento una lunga cavalcata con il Ferraro, il Priamar, la Veloce ed il Vado Boys del geom.Bovero. Libero vecchio stampo, “Cicci” faceva della potenza fisica e del tiro la sua arma migliore ed era dura per gli avversari superare un baluardo di quella stazza a cui univa un carattere indomito, da leader. Era facile scorgerlo tra i contendenti sia per la grinta che per la fascia al braccio da capitano che ha portato quasi sempre. Anche dopo la fase agonistica, smesse le scarpette, ho continuato a frequentarlo ed un caffè dalle parti di via Servettaz non ce lo siamo mai fatti mancare compreso il rimembrare un aneddotica degna della migliore commedia all’italiana. Quante battaglie, quante imprese (compresi i tornei in notturna), quante scorribande. Mi rimarranno nel cuore, ci rimarranno nel cuore. Ciao, gigante buono!