Calcio e Shoah

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E’ difficile trovare, in occasioni come queste, le parole giuste per ricordare una tragedia come la Shoah. Ma per quelli che oltre a quello agonistico privilegiano l’aspetto culturale e sociale dello stare insieme in occasione di una partita di calcio, credo sia quasi naturale richiamare tutti ad una riflessione su quello che è stato perché non si ripeta mai più. Anche il mondo del calcio, del resto, ha avuto numerose vittime in quel tragico periodo e, tra i tanti, ci piace ricordare Arpad Weisz, allenatore dell’Inter, poi passato al Novara e al Bologna. Costretto a lasciare con la sua famiglia l’Italia, nel 1939 si spostò in Olanda, dove, dopo l’occupazione nazista, venne catturato e avviato al campo di Auschwitz con la moglie e i suoi due bambini. Analogamente, Ernest Erbstein, allenatore del Grande Torino, anch’egli costretto a lasciare l’Italia non riuscì mai ad arrivare in Olanda, come avrebbe voluto. Questo del 27 gennaio,è al contempo il giorno della memoria e della riflessione perché possa ormai ritenersi unanimemente condivisa l’idea che non esistono distinzioni basate sulle idee, sulle appartenenze religiose o, peggio su quella che da taluno è stata definita “razza”. A tale proposito, anzi, nell’invitare i Dirigenti, gli Allenatori, le calciatrici ed i calciatori che svolgono attività nell’ambito della Lega Nazionale Dilettanti a raccogliersi in un momento di riflessione in ricordo di tutte le vittime della Shoah , vogliamo citare, per farla nostra, una notissima frase di Primo Levi “L’olocausto è una pagina del libro dell’umanità da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria.”