Ciao Gianni, adesso potrai finalmente allenare Diego

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La notizia ha subito scosso l’ambiente e adesso tutto il mondo del calcio piange la scomparsa di Gianni Di Marzio, 82 anni, allenatore e grande talent scout. Fu lui a “scoprire”Dieguito Maradona quando aveva appena 17 anni ed è stato il primo napoletano a guidare la squadra della sua città. Da tecnico anche due promozioni in Serie A con Catanzaro e Catania. Il figlio Gianluca: “E adesso potrai finalmente allenare Diego”. I funerali si terranno martedì alle 15 nel Duomo di Padova. Era nato l’8 gennaio del 1940 a Napoli, alla Torretta, a due passi da quello Stadio che dal 4 dicembre del 2020 è intitolato a Maradona: un segno del destino. I suoi inizi calcistici.Fu un mediano di talento, il giovane Di Marzio, ma i troppi infortuni lo costrinsero a lasciare il calcio giocato per lanciarsi nella carriera di allenatore: alla fine degli anni ’60 è il già vice di Luis Vinicio all’Internapoli, trascinato al terzo posto in Serie C da Giorgio Chinaglia e Pino Wilson che, di lì a poco, faranno la storia della Lazio; dopo una parentesi alla guida della Primavera del Napoli, viene ingaggiato prima alla Nocerina e poi dalla Juve Stabia, con ottimi risultati, che gli valgono la chiamata del Brindisi in Serie B. La squadra di Di Marzio è la rivelazione di inizio campionato, ma l’avventura del tecnico con il club brindisino ha un epilogo drammatico: il 13 dicembre del 1973 ha un bruttissimo incidente in auto, da cui esce sfigurato, il ‘prezzo’ che paga per proteggere – e salvare, fortunatamente – la moglie e il bambino che porta in grembo. Oltre al danno, la beffa: Gianni deve essere sottoposto a un delicatissimo intervento maxifacciale, ma l’allora presidente Franco Fanuzzi decise di esonerarlo. Fantuzzi – come si legge dal libro “Di Marzio racconta Di Marzio”, scritto da Gianluca, proprio quel bambino… – aveva chiesto al tecnico di non operarsi: il “commendatore” ha paura che senza la sua guida – in previsione della convalescenza, che gli avrebbe fatto saltare qualche partita – possa perdere il primato… e lo esonera! Ma se alla fine il Brindisi rischierà addirittura di retrocedere, per Gianni si apriranno le porte della Serie A.La prima stagione in Calabria nel Catanzaro fa le prove della promozione: Di Marzio perde lo spareggio contro l’Hellas Verona a Terni (0-1), ma al secondo tentativo – nel 1976 – non sbaglia, portando i giallorossi del presidente Ceravolo e di bomber Palanca nella massima serie per la seconda volta nella loro storia.
Una delle colonne di quel Catanzaro è Claudio Ranieri che, in seguito, Di Marzio porterà con sé anche a Catania e Palermo. E che sarà sempre legato al suo ‘maestro’, che gli aprì la prospettiva di una carriera di allenatore. “Aveva la capacità di far sentire tutti importanti – racconta l’artefice del ‘miracolo Leicester’ – ed era uno all’avanguardia: curava ogni particolare, dall’alimentazione alla nostra vita privata. E fu lui a ‘segnalarmi’ al presidente della Vigor Lamezia in D, quando avevo 35 anni. Gliene sarò sempre riconoscente”. Il legame tra Ranieri, i compagni del Catanzaro e Di Marzio non si è mai interrotto, anzi: le loro rimpatriate sono diventate un appuntamento fisso, come nel Capodanno del 2018, ospiti del tecnico romano a Nantes.Dopo l’esperienza catanzarese, Di Marzio torna a ‘casa’: nell’estate del 1977 – ad appena 37 anni – diventa il primo napoletano a guidare la squadra della sua città. E non delude: raggiunge il quinto posto in classifica, che vale un piazzamento in Coppa Uefa, sfiorando la vittoria della Coppa Italia (sconfitto in finale a Roma dall’Inter). Tra le vittorie rimaste ‘mitiche’ in quell’annata il 5-0 alla Juventus di Trapattoni grazie al poker di Beppe Savoldi, mattatore di quel Napoli con 28 reti stagionali (16 in campionato e 12 in Coppa Italia). Eppure ‘snobbato’ – per la disperazione di Di Marzio – dal commissario tecnico Bearzot, che non lo convocò per Argentina ’78. Al termine del campionato, Di Marzio volò ugualmente in Argentina per seguire il Mondiale. “Dopo un paio di giorni dal mio arrivo a Buenos Aires ricevetti la telefonata di Settimio Aloisio, uno dei responsabili della sezione calcio dell’Argentinos Juniors, di origini calabresi e tifoso del Catanzaro. Mi dice: ‘Abbiamo un ragazzo fenomenale, è stato anche tra i 40 pre-convocati, ma ha solo 17 anni e il ct Menotti gli ha preferito gente di maggiore esperienza. Lo devi assolutamente vedere…Così ho scoperto Maradona, il più grande”. Dopo un iniziale scetticismo, Di Marzio accetta la proposta di Aloisio. “Arrivammo su questo campo in terra battuta – continua – le due squadre erano pronte, ma Diego non c’era. Dovemmo andare a casa sua, a Villa Fiorito. Era arrabbiatissimo con Menotti per la mancata convocazione. E in un quarto d’ora fece tre gol. Una volta negli spogliatoi – prosegue Di Marzio nell’intervista – gli feci firmare un contratto in bianco. Era nostro per 220mila dollari, 300 milioni di lire dell’epoca”. Ma qualcosa andò storto… La Serie A era ‘chiusa’ agli stranieri (riaprirà le frontiere nel 1980), ma l’affare saltò per altre ragioni. “Maradona – rammenta ancora Di Marzio – venne in Europa per delle amichevoli, anche in Italia. Andai a trovarlo in hotel, a Roma, ormai avevamo un ottimo rapporto. Ma il presidente Ferlaino non ne volle sapere. Preferiva i giocatori esperti e già conosciuti perché gli facevano vendere gli abbonamenti”. Poi, 6 anni dopo… lo presero dal Barcellona per 13 miliardi di lire. “Ricordo ancora quell’intervista di Diego sull’aereo che lo stava portando a Napoli in cui mi ringraziava. Abbiamo sempre avuto un rapporto stupendo, era un ragazzo fantastico”. La seconda stagione napoletana non è all’altezza della prima, ma Di Marzio non impiega molto a tornare in Serie A, stavolta sulla panchina del Catania.  L’appuntamento con la storia è fissato allo stadio Olimpico di Roma, per gli spareggi contro Como e Cremonese, il 25 giugno del 1983: trascinato da 40mila tifosi rossazzurri riporta gli etnei in paradiso. Per via dello spareggio, il Catania ebbe una deroga, una settimana in più delle altre squadre per comprare giocatori all’estero. Come in un film… l’allenatore campano e il ‘presidentissimo’ Angelo Massimino partirono con il primo volo per il Brasile, attesi dal procuratore italiano Rossellini.”Trattarono Serginho e puntarono Walter Casagrande, ma vederlo in discoteca bere e fumare li fece desistere…”. Alla fine optarono per il promettente Luvanor – che si rivelò una ‘meteora’ – e Pedrinho, stella del Vasco de Gama e tra i convocati del Brasile ai Mondiali di Spagna ’82, che lascerà comunque dei dolci ricordi ai tifosi rossazzurri – come Di Marzio, naturalmente – nonostante la retrocessione in Serie B. Dopo un anno sulla panchina del Padova in Serie B, torna al sud e ottiene la promozione nei cadetti con il Cosenza, attesa 24 anni. Ed con i calabresi – prima di chiudere la sua storia da allenatore a Palermo nel 1992 – che comincia una nuova fase, quella dirigenziale e di scouting.
Nel 1996 viene scelto da Maurizio Zamparini per ricoprire il ruolo di direttore sportivo del Venezia, contribuendo alla promozione in Serie A, che mancava in  laguna da un trentennio. Dal 2001 al 2006 è il responsabile dell’area estera dei bianconeri, che avrebbero potuto assicurarsi Cristiano Ronaldo molti anni prima… come ha confessato : “Luciano Moggi mi aveva chiesto di seguire Quaresma e in cambio gli avevo preso Ronaldo… che aveva giocato appena tre partite con lo Sporting. L’ho portato a Torino per le visite mediche, ma l’operazione non si è chiusa perché Salas non accettava di essere inserito in uno scambio”. Di Marzio ci ha ‘provato’ anche con l’erede di Maradona, nel 2005. “L’ho conosciuto – ha spiegato sempre ad ‘As’ – ho parlato con lui e con suo padre. Lo affascinava l’idea di venire alla Juventus, ma il suo legame con il Barcellona era troppo forte, lui e la famiglia erano troppo grati al club. Peccato”. Nel 2011 collabora con la società inglese del Queens Park Rangers come consulente di mercato, mentre l’ultimo incarico da dirigente lo ottiene nel 2015 a Palermo, da consulente personale del presidente Maurizio Zamparini.Tra le curiosità. Dopo ogni vittoria, era solito regalare una cravatta ai giocatori. Molto scaramantico, entrava sempre per ultimo in campo. Nella sua carriera ha ricevuto per due volte il premio “Seminatore d’oro” (che successivamente ha preso il nome di “Panchina d’oro”): il primo gli è stato consegnato per l’annata 1971-1972 con la Nocerina in Serie C e il secondo da tecnico del Catanzaro in B nel 1975-1976. Uomo di grande simpatia e autoironia, anche sui social: “Ho scoperto Maradona… saprò usare anche Twitter?”.
Nel 2020 è stato inserito nella galleria sulla storia del Napoli, opera realizzata dagli artisti Fabio ‘Biodpi’ Della Ratta e Domenico Olivieri nella stazione della Cumana “Mostra-Stadio Maradona”. Tra i tanti messaggi giunti in queste ore c’è anche quello dell’ex capitan rosanero Biffi: “Ciao mister…riposa in pace….lassù non sarai solo perché ritroverai i tuoi campioni da cui eri tanto stimato!” . Anche Genova è in lutto specialmente in casa Genoa in quanto aveva allenato il club rossoblù nella stagione 1979/80 con cui chiuse al nono posto in Serie B con giocatori come Onofri, Gorin, Odorizzi, Nela e Russo.Il Presidente De Laurentiis e tutta la SSC Napoli si uniscono al dolore della famiglia Di Marzio per la scomparsa del caro Gianni, storico e indimenticabile allenatore della squadra azzurra”, questo il messaggio di cordoglio del club partenopeo sui propri canali social per la scomparsa di Gianni Di Marzio, ex tecnico del Napoli ma anche talent scout, dirigente ed opinionista negli ultimi anni.