Quella della pandemia poteva essere davvero la grande occasione per riformare il calcio nostrano e internazionale. L’occasione, accorgendosi che non era possibile gonfiare i calendari, di snellire le competizioni, privilegiando la qualità alla quantità. Accorgendosi che nei tempi moderni bisogna saper fare fronte alle emergenze, si poteva studiare un calendario che lasciasse spazio ai recuperi e al riposo. Sarebbe stata occasione finalmente ad un campionato a quattordici o massimo sedici squadre con la certezza di non dover passare la domenica pomeriggio ad assistere a Udinese-Venezia, partite che fanno accapponare la pelle a chi paga i diritti tv e agli spettatori. Sarebbe stata occasione di sfoltire gli inguardabili turni eliminatori di Champions , anche qui con squadre inguardabili. E anche a livello Nazionali sarebbe stato il momento che la FIFA rispedisce al mittente le richieste di federazioni asiatiche e africane che troppo spazio hanno ai Mondiali rispetto a chi ha fatto la storia. Ma tranquilli, tutto questo non accadrà perché invece di ridurre si parla di un mondiale ogni due anni, sai che meraviglia. Il nostro campionato rimarrà a venti ma alla fine gli spettatori seguiranno quei due o tre match interessanti che si presentano in un turno. Poi, chi ha fatto dei fioretti, libero di buttare via il tempo assistendo ad Empoli-Salernitana o Bologna-Sassuolo. La grande occasione non ci sarà e allora tutti in fervente attesa per Congo-Giappone ai prossimi mondiali.
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