Ci deve essere un gusto di macabro nei membri del Cio che hanno ammesso ai Giochi discipline da sagra paesana, tipo arrampicata sportiva o tavoletta da far acrobazie sui marciapiedi, cercando di eliminare lotta e pugilato. Più che incompetenti i nuovi dirigenti del Cio sembrano digiuni di storia perché la boxe in particolare fa parte del patrimonio dei Giochi, essendo già presente in quelli dell’antica Grecia. Il pretesto è quello che il pugilato sia sport soggetto a verdetti scandalosi e in mano a giudici poco raccomandabili. E allora ? Invece di cancellare la boxe dai Giochi si potrebbe, soltanto se si volesse, espellere i giudici corrotti, ma si sa far guerra ai Paesi dell’Est, che hanno ereditato la cultura dell’Urss, è difficile se non impossibile. Roberto Bracco, savonese, inserito nella selezione olimpica di Roma 60 e nominato Cavaliere della Repubblica, non ha mezze misure ” Eliminare la boxe dal programma olimpico sarebbe un crimine sportivo. Il pugilato fa parte della tradizione, è essenza dei Giochi. Nessun sportivo può sopportare una decisione del genere”. E poi la boxe ha dei valori che poche discipline possono vantare ” Intanto è una palestra di vita per i giovani perché insegna a rialzarsi, anche dopo delle brutte cadute. E poi insegna il rispetto, la lealtà. Dopo un combattimento ci si abbraccia nel segno dei fondamentali valori sportivi”. Vallo a dire caro Bracco, ai membri del Cio, eredi di Pancaldi e Olivieri, giudici di Giochi Senza Frontiere, che hanno pure inserito il surf per trasformare le Olimpiadi in un fenomeno da baraccone.
Nella foto di Ecodellosport Roberto Bracco
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