La notizia dell’arresto di Massimo Ferrero, del quale potete leggere i particolari su Eco di Savona, non ha poi sorpreso più di tanto. Bastava recarsi a Genova, nelle zone del tifo organizzato blucerchiato, per capire che la parabola dell’uomo sempre al limite dell’eccesso era alle sue ultime pagine. L’uomo che nel 2014 ha rilevato la Sampdoria a titolo gratuito dalla famiglia Garrone per la verità non ha mai convinto i fedelissimi, abituati ai modi garbati di Mantovani, un signore che tanto manca al calcio italiano, a cui segui la presidenza Garrone. Non piaceva a molti quel modo di atteggiarsi, tipico di un certo avanspettacolo romano, nel quale aveva militato la nonna, poi scoperta da Macario. Il cinema è sempre stato l’amore di Ferrero che certo ne ha fatto di investimenti sbagliati, su suggerimento della prima moglie. Film che sono stati flop, costringendo Ferrero a vendere anche degli immobili. In fondo la cosa più buona che il cinema le ha donato è il soprannome Er Viperetta, qualcuno dice nato per aver difeso Monica Vitti da un bullo, altri per contenere le avances di un amico gay. Poi soltanto debiti, debiti e ancora debiti che si sono accresciuti con la presidenza della Sampdoria, oggi giunta alla fine. Un uomo vissuto sempre al limite Ferrero, come tanti presidenti di calcio attuali che considerano una società un giocattolo ove fare investimenti, plusvalenze, riciclaggi. All’ombra dei tifosi sempre più ultimo anello di un sistema che però, al contrario del Covid, non ha ancora trovato il vaccino per liberarsi dalla malattia.
Email olianno3@libero.it