Si direbbe da non crederci. A vederli lì, in mezzo alle onde, aggrappati alla tavoletta in attesa di partire sembrano naufraghi un po’ spaesati. Poi, quando decidono che è il momento, quello giusto, diventano qualcosa a metà tra l’eroe e il folle, e non è detto che le due cose non coincidano.
Specie a Nazaré, cittadina del Portogallo sulla costa atlantica 125 chilometri a nord di Lisbona e 250 a sud di Porto, da qualche anno diventata la vera Mecca dei surfisti estremi. Quelli che sfidano l’oceano, il buon senso e alle volte anche la fisica cavalcando le onde più grandi mai surfate al mondo. L’ultima impresa è di qualche settimana fa quando un surfista portoghese delle Azzorre, Hugo Vau, uno con la faccia da pugile che per vivere fa il pescatore ad Angra do Heroismo, ha cavalcato «the Big Mama», un gigante d’acqua alto circa 35 metri. L’ufficialità del Guinness dei record non è ancora arrivata, ma questa dovrebbe essere l’onda più alta mai domata al mondo. Sempre qui, sempre a Nazaré.
Il record precedente era dell’hawaiano Garrett McNamara, che in precedenza aveva surfato un’onda di 30 metri. Prima ancora, nel 2014, Andrew Cotton era fermo a 27; il brasiliano Carlos Burle a 24. Il primo a intuire le potenzialità di Nazaré fu proprio Garrett McNamara, superstar della tavola. Fu lui il primo a venire qui, nel 2011. Allora cavalcò un’onda di 23,77 metri, posizionando di fatto Nazaré sulle mappe del surf globale.
Ironicamente lo «spot» di Nazaré – come i surfisti chiamano un punto con buone onde per divertirsi – era tutt’altro che un posto alla modo di quelli che fanno sognare quando si pensa al surf. Niente a che vedere con le Hawaii o la costa californiana, semplicemente una cittadina del Portogallo famosa per le grandi barche dei pescatori che fino a qualche anno fa indossavano ancora i costumi tradizionali, per le spiagge immense dove in estate si riversano i temerari bagnanti, e per il santuario dedicato alla Nossa Senhora di Nazaré. Una cittadina dalle vie strette, che corrono perpendicolari al mare. Dove non è raro vedere anziane signore intente a grigliare sardine per strada, e i mariti nelle taverne a bere una imperial, una piccola birra alla spina per placare la sete e raccontare l’ultima avventura per mare.Insomma, tutto l’opposto dalla località “fighetta” dove ci si immagina di trovare il jet set dei surfisti. Eppure questi due mondi apparentemente distanti a Nazaré ormai coesistono da anni. Soprattutto tra novembre e fine maggio, la stagione delle grandi onde. Coesistono al punto che nel cinquecentesco forte di São Miguel Arcanjo, alla fine del promontorio che domina Nazaré, è stato allestito il Surfer Wall of Fame. Dove vengono conservate come reliquie le tavole dei più importanti surfisti arrivati fin qui a domare le onde e dove, in una sala a parte, viene spiegato il perché della formazione delle onde al largo di Nazaré. Ma infatti, perché proprio a Nazaré si formano queste onde mostruose? La spiegazione è a suo modo facile, basta sapere un minimo di geologia marina. La Praia do Norte di Nazaré è il punto finale del più esteso canyon sottomarino d’Europa. Lungo 230 chilometri e profondo circa tremila metri, si esaurisce a un chilometro dalla spiaggia, all’altezza del promontorio che domina la cittadina del Portogallo. I venti invernali che sferzano l’Atlantico da inizio novembre fino a maggio generano in superficie queste onde, che invece di rallentare quando si avvicinano alle acque più basse vicino a riva accelerano perché il canyon crea un effetto imbuto che le fa impennare fino ad altezze mai registrate altrove. La risacca fa il resto, sommando ancora qualche paio di metri, come se non fossero abbastanza.
E il bello è che per alcuni puristi del surf queste non sarebbero neanche onde, ma solo un rigonfiamento. Viste dal faro in fondo al promontorio sono comunque impressionanti, chi le cavalca dice che hanno una violenza e una velocità mai viste. E chi li guarda sta ancora lì a chiedersi se questi surfisti siano coraggiosi o pazzi. Ma a parte assistere impietriti all’imponente scenario sono davvero in pochi coloro che hanno il coraggio di entrare in quell’inferno, sfidare quelle muraglie d’acqua grandi quanto un palazzo che quando frangono ruggiscono come bestie feroci e creano onde d’urto simili a esplosioni. Prima di entrare a Nazaré si prega e se si torna in spiaggia, si torna da eroi.