Sono passati cinque anni dalla scomparsa di Cassius Clay e dispiace che, soprattutto i più giovani, lo ricordano come ultimo tedoforo delle Olimpiadi di Atlanta, con il braccio ormai tremolante della malattia. Quel braccio che aveva steso i suoi rivali, ad iniziare da Liston, sul tappeto dei grandi ring. Cassius Clay, che convertendo al suo Credo assunse il nome di Muhaamad Ali’ rappresenta anche il simbolo più grande dello sport che perde la sua innocenza mescolandosi con i grandi drammi della Storia, vedi la Guerra del Vietnam, con lui obiettore che fini in carcere perdendo tre anni di carriera. Il pugile che divise il mondo, che volava come una farfalla e pungeva come un’ape. Peccato che al termine della sua carriera, dopo match leggendari, fu costretto a combattimenti farsa, quelli tanto in voga oggi con Tyson. Di lui vogliamo ricordare il duo grande esordio a Roma, Olimpiadi 1960, il suo primomoro olimpico. Quella sera nacque un Re e oggi, a cinque anni dalla sua scomparsa, spariamo idealmente un colpo di cannone in suo onore. Mettendo dentro fiori, come vorrebbe lui.