L’intero mondo calcistico e non solo la Firenze “viola” si sono interrogati su quali siano state le motivazioni che hanno, come un fulmine a ciel sereno, indotto mister Cesare Prandelli a rassegnare le proprie dimissioni dall’incarico.C’è ci parla di mancanza di stimoli e di motivazioni, chi sguazza nel gossip facendo riferimento a rancori con giocatori sfociati addirittura in “mani addosso” ed infine chi invece fa riferimento alla “depressione”, un male oscuro, che se vi incappi ti accompagna in ogni singolo attimo della giornata e che offusca le gioie, amplificando le sconfitte e rendendo insicuro anche il più vincente degli uomini.Fosse questa la causa delle improvvise dimissioni avrebbero evidenziato, ancora una volta, come in Italia la depressione, gli attacchi di panico e ogni tipo di patologia psichiatrica siano ancora oggi visti come malattie di serie B. Il tecnico di Orvinuovi, nella lettera con la quale si è congedato dai propri tifosi, si è messo a nudo, raccontando loro le difficoltà di lavorare in un ambiente ricco, piacevole, ma assai stressante poichè ogni singolo dettaglio della propria vita viene analizzato e gettato nel tritacarne mediatico. Dopo la morte della moglie, nel 2007, la vita di Prandelli non è stata infatti più la stessa. Terminata l’esperienza coi viola, ha portato la Nazionale alla finale (poi persa per 4 reti a 0 contro la Spagna) dei Campionati Europei. Poi due mesi con i turchi del Galatasaray, il Valencia (franchigia dalla quale si dimette dopo appena tre mesi), altri sei mesi sulla panchina dell’Al-Nasr, club degli Emirati Arabi, per giungere infine al 2018, quando ha condotto ad una insperata salvezza il Genoa. Il 20 giugno dice basta. Non lo comunica alla stampa, ma solo ad una stretta cerchia di amici. L’amore per la città nella quale vive da oltre venti anni lo induce a tornare sui propri passi e ad accettare lo scorso novembre l’offerta del presidente Commisso. In questa storia, solo apparentemente sportiva, vanno ricordati anche i malintesi con la società, che avrebbe voluto vedere in campo, con maggiore continuità, due giocatori pagati a peso d’oro, ma dallo scarso rendimento, come Kouamé e Amrabat. O le promesse non mantenuto durante il mercato di riparazione di gennaio, che ha regalato all’ex mediano di Juventus e Atalanta solo due meteore come Kokorin e Malcuit. Fatti reali, che però sono lo sfondo, il contorno di una vicenda ben più complessa. Soprattutto da un punto di vista umano. Per capire quanto il nostro paese sia indietro sul tema delle patologie psichiatriche, è sufficiente farsi un giro in rete. E leggere i commenti di tifosi e appassionati. Si va da “con tutti quei soldi non si può essere depressi” a “si vede che non sa vivere, le malattie son ben altre”. “Un’ombra in me” di questo ha parlato Cesare, prima del ritorno di Beppe Iachini.All’ex Ct della Nazionale non possiamo che augurare di ritrovare al più presto la serenità perduta.
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