Nel firmamento della Lnd ad esclusione dell’Eccellenza, non è avvenuta l’auspicata ripartenza di tutto il movimento .Ma quello che più conta è che i nostri ragazzi da praticamente da tredici mesi non giocano e non hanno fatto alcuna attività, pagando dazio non solo a livello di formazione sportiva ma anche in altri ambiti. Questione che tutti conoscono e che il presidente del CRL Carlo Tavecchio ha sintetizzato scrivendo una missiva dal titolo «E i nostri ragazzi?» che qui vi riproponiamo integralmente.
“Si sta consumando, forse con troppo silenzio delle istituzioni, un dramma che coinvolge i nostri tesserati, quelli più giovani, i nostri bambini e adolescenti.Fermi, bloccati da questa pandemia e dalle conseguenti norme governative che, per proteggere loro e tutti noi da una tragedia sanitaria, stanno in realtà minando altri aspetti della loro salute fisica e psichica.Non è cosa normale vedere i nostri figli chiusi in casa, privati della loro vita sportiva e sociale, di contatto. Strumenti di crescita fondamentale, riconosciuti da tutti. Dalle istituzioni politiche, dalla costituzione, da studi scientifici e anche dalla nostra esperienza di genitori che, prima di diventarlo, ci ha visti bambini e adolescenti potendo così sperimentare sulla nostra vita quanto sia stato importante frequentare la scuola in presenza, esercitare attività sportiva individuale o di gruppo, socializzare con gli amici in ogni situazione.Questi anni non ci verranno restituiti e non verranno restituiti soprattutto a loro.
E allora perché la Federazione accetta queste scelte? Scelte fatte dalla politica, una politica che non presenta nemmeno un Ministero dello Sport e che, con il Ministero presente durante la prima parte di questa pandemia, ha pensato solamente a partorire una legge che porterà ulteriori difficoltà alle associazioni e a quel volontariato che permette da sempre ai nostri ragazzi di svolgere la loro attività sportiva in ambienti sani, protetti e organizzati.E’ una domanda molto aperta alla quale è difficile dare una risposta in poche righe, tuttavia il pensiero del Comitato Regionale Lombardia è possibile esprimerlo.
Il nostro pensiero è che queste norme sono troppo restrittive e forse un po’ cieche verso la generazione dei più giovani, ma sono leggi e vanno rispettate.La FIGC ha presentato un elenco chiaro e dettagliato di quali devono essere considerate le categorie di “PREMINENTE” interesse nazionale. Il dizionario spiega chiaramente il significato di “interesse prioritario”.Si poteva “bluffare” e raccontare che le nostre migliaia di squadre italiane Under 15 e Under 17 che portano nel mese di giugno 6 di loro a svolgere il torneo per l’assegnazione del titolo sportivo nazionale avrebbero potuto ricondurre tutta la categoria ad un preminente interesse nazionale.In ogni caso sarebbero partite solo due categorie e solo quei ragazzi che svolgono un torneo regionale.Abbiamo lottato e ottenuto di fare ripartire le massime categorie regionali dilettantistiche, qualcuno ha criticato questa scelta ma era l’unica categoria che poteva realmente giustificare l’interesse previsto dal DPCM in vigore e siamo orgogliosi che almeno una piccola parte dei nostri atleti potranno presto confrontarsi in un mini campionato.Stiamo lottando e continueremo a farlo per farci ascoltare dalle istituzioni affinché anche i nostri ragazzi possano tornare nei propri centri sportivi a fare sport. Siamo certi che i volontari delle nostre associazioni rappresentano una grande garanzia di serietà e sicurezza per loro, più di quanto non possano esserlo dei parchi, senza vigilanza, dove inevitabilmente i ragazzi si rifugiano per cercare la loro libertà.Riprendiamo le parole anche di un collega Dirigente Federale del CR Veneto, Il Vice Presidente Vicario Patrik Pitton, che condividiamo e vogliamo fare nostre. “È vero, il calcio giovanile è fermo ma noi non lo siamo. Tutti noi abbiamo un debito nei confronti dei ragazzi e dei bambini e questo debito vogliamo onorarlo al meglio. Stiamo lavorando senza sosta per trovare soluzioni e non per creare nuovi problemi: mi rendo conto che sia difficile accentarlo o capirlo, ma la realtà dei fatti è questa anche se non viene sbandierata giornalmente. Il perché è semplice: viviamo nella precarietà e tutto ciò che avrebbe un senso oggi, potrebbe essere smentito domani dall’evoluzione della pandemia, dai provvedimenti del Governo, dai Dpcm, dal colore delle Regioni, dal Comitato Tecnico Scientifico e dagli organi che sovrintendono il mondo dello Sport.
Una cosa è certa: noi non ci siamo dimenticati dei più piccoli, non abbiamo abbandonato i nostri ragazzi e non abbiamo nessuna intenzione di farlo. Sarebbe un errore imperdonabile, soprattutto per le nostre coscienze.”Chiediamo a tutti, dai dirigenti ai genitori, dalle istituzioni politiche a quelle scientifiche, ai media locali di aiutare questi ragazzi a tornare il prima possibile ad una vita normale fatta di sport e socialità.
Siamo disposti ad ascoltare tutti, ricevere ogni suggerimento che possa integrarsi con le nostre idee, sicuri che tutti gli sforzi non saranno vani.”
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