Forse e’ la pandemia canaglia che ci addormenta il presente e ci fa vedere un futuro avvolto dalla nebbia tipica del profondo Nord, o forse sarà soltanto la nostalgia che si impossessa di noi non più giovani trasportandoci in tempi lontani. Di certo la Festa del Papa’ che si celebra oggi ha un sapore diverso da quello degli anni ’70 dove abbiamo riavvolto il nastro. Intanto la data era segnata in rosso sul calendario in omaggio al papa’ simbolo di tutti noi e veniva festeggiata con i primi pranzi all ‘aria aperta salutando la nascita della Primavera. Ma noi che abbiamo quella faccia un pochino così e quell ‘espressione un pochino così perché siamo del Ponente savonese, se non proprio di Savona, ricordiamo quel giorno perché, finito il pranzo, ci ritrovavamo in strada ad attendere il passaggio della Milano – Sanremo, ogni anno, alla stessa ora, al medesimo punto, con le stesse persone. I vecchi, mio nonno ad esempio, parlava ancora di Bartali e Coppi mentre i più moderni si soffermavano sul duello Merckx Gimondi. Mi ricordo di un padre di un mio amico, con seri problemi visivi, tifosissimo di Merckx al quale gli amici, sostenitori di Gimondi, facevano credere di essere muniti di chiodi da porre sull ‘asfalto qualora il belga fosse andato in fuga. Ma il ricordo che ti prende ancora ora alla gola rimane quello del 1970 quando Dancelli mise fine con la sua vittoria ad un predominio straniero che durava da 17 anni. Lo vedemmo passare ad Alassio per poi salutarci e assistere, sul Programma Nazionale, agli ultimi chilometri con le telecamere mobili. Ricordo quella vittoria, quei pianti e quei tanti amici dei miei vecchi che si erano radunati da noi. Tanti non ci sono più, alcuni da poco, ma a loro dedicheremo un minuto, un pensiero, domani vedendo passare la corsa.
A MARIO.