Quando il vento dell’ “Effetto Dunning-Kruger” soffia forte

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In una domenica soleggiata (28/2), anticipo sontuoso di primavera (sperando che coincida anche idealmente con l’allontanarsi dell’epidemia Covid 19 che per la verità ultimamente sta risuperando i livelli di guardia) su di un campo Chittolina tirato a lucido per l’evento (la prima doppia affermazione stagionale) un Vado Fc sfocato e privo di idee ha gettato letteralmente alle ortiche (complice l’errore gravissimo dello specialista Vignali, sinora impeccabile, dal dischetto) con il pareggio a reti bianchi ottenuto contro un Saluzzo mediocre, spuntato e sottotono (come lo stesso mister Boschetto ha ammesso) una ghiotta occasione (forse l’ultima) di provare ad evitare i playout se non addirittura la retrocessione diretta vista la roboante impresa del redivivo Borgosesia in quel di Fossano. Vista la pochezza dei valori espressi dalle due contendenti e la scarsità di emozioni ed azioni degne di rilievo, di sono ingegnato ad immaginare con netto anticipo quali potesse essere l’epilogo e cioè l’esito dell’intervista di fine match, divenuta da tempo immemore un momento clou spesso di gran lunga più interessante sotto il profilo dello spettacolo della partita in se.Come previsto non sono stato smentito nè deluso nelle aspettative e le “agghiaccianti” (chiamo in mio soccorso un’espressione tanto cara a Conte) dichiarazioni che ho sentito non hanno che confermato quanto avevo timore che avvenisse.Ebbene sì, al pari della capricciosa tramontana che ha sferzato per novanta minuti il green, il vento richiamato come protagonista nel titolo dell’articolo, ha spirato e fatto da sfondo al dopo gara. Si tratta di quello che la psicologia applicata chiama con il termine di “effetto Dunning-Kruner”, ovvero per coloro che si chiedessero in cosa consista, del trionfo della più elevata “autopercezione” delle proprie presupposte competenze da parte di chi in verità ( a questo giro parliamo del mister in prima Luca Tarabotto che non ha fatto per nulla rimpiangere le “sciamanate” infrasettimanali del suo vice da trasferta Francomacaro) e nella realtà è tanto ma tanto di fatto più incompetente.Chi scrive su questa rubrica (sempre più gettonata e apprezzata), nello sport, nel mondo del lavoro e della scuola, così come nella vita sociale, lotta per tutelare e difendere il “merito” e crede fortemente che la competenza sia un elemento imprescindibile (forse il più importante di tutti nella mia scaletta) per chiunque sia chiamato a ricoprire una posizione apicale, di vertice.L’effetto Dunning-Kruner, di fatto, non è che una “distorsione cognitiva” (guaribile, ma di cui ritengo sia afflitto l’intero staff vadese) a causa della quale figure poco esperte e poco preparate in un campo specifico (in questo caso si tratta di saper allenare e soprattutto gestire un gruppo/squadra in Serie D) tendono a sopravvalutare le proprie abilities autovalutandosi a torto (senza offrire riscontri oggettivi e non accettando il contradittorio) e a credere di essre molto più intelligenti e capaci di quanto non siano. Il problema è che quando le persone che occupano posizioni cardine non sono all’altezza, non solo pervengono a soluzioni erronee (leggasi due centrali difensivi entrambi di piede sinistro schierati in contemporanea, l’esterno Barbetta che è stato impalpabile come prestazione partente dall’inizio come titolare a scapito del promettente D’ Antoni e mi fermo qui) ma principalmente vengono deprivati della possibilità di riconoscere i propri errori e di conseguenza di potersi migliorare. Divengono pertanto i performer peggiori in quanto non mostrano alcun segnale di consapevolezza nonostante le chiarissime precedenti e ripetute disfatte. Cosa ancor più eclatante è poi quella che se rintuzzati insistano nello sostenere di essere nel giusto nonostante i risultati, quelli sì che contano li condannino. Probabilmente come sosteneva Darwin ne ” L’origine dell’Uomo” “l’ignoranza (mi riferisco qui a quella calcistica) genera fiducia spesso più della conoscenza”.Ha infatti francamente stufato tutti (nel tutti metto tifosi, appassionati e giornalisti del settore) il trito e ritrito “tantra” sintetizzato nella leggenda metropolitana ” Vediamo continui segnali positivi, frutto del ns lavoro”.Potrà funzionare in una setta di hara krishna ma non certo in una disciplina testabile empiricamente e dove alla resa dei conti ci si misura solo con vinte, pareggiate e perse, gol fatti e subiti, media inglese e così via. Meglio dirla così : ” chi sa poco o niente di un argomento ma crede di sapere tutto e di aver sempre ragione, va non molto distante”.Vedremo già a partire dal prossimo impegno con il Derthona del neo allenatore Zichella, una piazza ambiziosa che si trova invece in acque burrascose dopo l’esonero del totem Pellegrini, se troveranno conferme i teorici del Miglioramento in Progress. I dati raccolti dalle prime 4 del girone di ritorno dicono stessi punti, meno reti fatte, più subite. Sono nel frattempo arrivati altri due pezzi pregiati per completare la rosa numericamente più ricca della categoria. Si tratta del difensore classe 1988 Gianluca Olivieri dall’Albenga 1928 con trasferimento a titolo temporaneo (un ex) e dell’attaccante Lorenzo Sbarbati classe 1990, ex Castelnuovo Vomano, Montegiorgio, Castelfidardo e Recanatese.Viva l’abbondanza a patto che si riesca a chiudere il cerchio.Per non retrocedere ci vuole gente come Ballardini o Semplici, perchè non ci si salva e passando attraverso il gioco ( troppo sbilanciati si rischia grosso) e con il senso di appartenenza alla maglia.Serviva un centrocampista in grado di accelerare le uscite e che portasse in dote fantasia e conclusioni, punizioni comprese. Intanto se lo stesso Saluzzo sest’ultimo dovesse aggiudicarsi il recupero che deve ancora sostenere si porterebbe a quota 27 e se si dovesse perdere con i bianconeri di Cavaliere e Canepa la distanza da colmare sarebbe di ben 11 punti.