La storia “atroce” della manita rossoblù

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“Gimme five” il celebre brano pop portato al successo da uno scatenato Jovanotti furoreggiava nelle “disco” a fine anni 80, ma di questi tempi, triste dirlo, è tornato prepotentemente alla ribalta. A rinvedirlo è stata l’impresa in negativo di cui si è resa protagonista la Sonetti band che inanellando la quinta sconfitta di fila nel derby con l’Imperia che si è imposta per 1 a 0 grazie ad una splendida rete di testa dell’ex Donaggio (mamma mia che grande esultanza dopo l’incornata imprendibile centrata approfittando di un cross al bacio dell’altro ex di turno Sassari) ha stabilito un record (zero punti in 5 gare) nella pur lunga e blasonata tradizione calcistica vadese. A seguito di questa ennesima defaiance ora ci si appresta alla resa dei conti anticipata.La classifica fa piombare i ragazzi dello sciamano Cristiano Francomacaro ( unico tecnico ad aver perso il derby alla prima da mister con entrambe le contendenti del mercoledì della Befana : altro che guiness dei primati) momentaneamente al penultimo posto, visto che chi è dietro deve ancora completare i sacrosanti recuperi. Con due sole misere vittorie (peraltro sulle cenerentole del torneo Borgosesia e Città di Varese) su ben 12 partite disputate (8 punticini sui 36 a disposizione) nei 107 anni di vita del glorioso sodalizio mai si era fatto peggio. Si potrebbe aggiungere infine che la difesa (il reparto che dovrebbe essere il più attrezzato se ci si intende salvare dalla retrocessione) con 19 gol subiti (media di uno e mezzo ogni volta che si è scesi in campo) è la peggiore del campionato dietro solo al Fossano che è a 21. Altro che “inconcludenti”. Vai a vedere che ora la colpa è del gruppo giocatori o addirittura degli attaccanti che non segnano perchè troppo giovani ed inesperti o perchè come si suol dire non “vedono” la porta. Quando dopo le prime amichevoli (e non erano certo di lusso) chiunque in possesso di un minimo di competenza tattica ha iniziato a pressare il neo Ds facendogli osservare che era evidente la mancanza di una prima punta di peso (per intenderci da doppia cifra) la risposta fu in allora piccata (segno di arroganza) e saccente (segno di presunzione) :”Conosco bene Diego Valenti e sebbene non sia super fisicato ne garantisco il rendimento e punto tutto su di lui. Provate a testarlo con un Gps e ve ne renderete conto magari capendo il perchè della mia sicurezza”.Anche se in ritardo ho voluto provare a geo localizzarlo durante le feste ma anzichè in zona sono riuscito a rintracciarlo tra le nebbie piemontesi e forse (mi auguro di sì) lo rivedrò domenica ma con una maglia che nel frattempo è diventata quella bianca azzurra del lanciatissimo Chieri prossimo avversario  (per inciso il figliol prodigo Valenti che forma una gran coppia davanti con Ravasi l’ha già messa dentro nel 2 a 0 caldo caldo servito al malcapitato Saluzzo).Lo stesso dicasi per il portiere Luppi (dichiarato come una garanzia) che seppur da tre match risulti sempre da sufficienza piena è di fatto già stato delegittimato dall’acquisto di Busti in quanto considerato non affidabile avviando un effetto domino che ha portato a relegare un vero monumento di vadesità ed un uomo spogliatoio quale è Massimiliano Iliante che meritava senz’altro più rispetto. E che fine ha fatto Colantonio che doveva essere il fulcro del centrocampo? Sono arrivati Sampietro e Lala che hanno marcato visita al Ciccione. Insomma non se n’è azzeccata una che sia una. Stendo un velo pietoso sul caso Pasi (il trequartista che doveva far volare il 4-2-3-1 di Tarabottiana memoria ma che ha librato quanto il battito d’ali di una farfalla), sui tempi e modi di inserimento di D’Agostino, che hanno portato ad un risentimento muscolare sfociato poi in una espulsione dalla panca. L’operazione azzeramento (questo è stato il termine spot impiegato dal nuovo manager che ha pensato bene che le bandiere non dovessero più servire) ha fatto perdere identità e senso di appartenenza. La ligornizzazione del collettivo ha di fatto spaccato in due il gruppo, creando confusione gestionale ed organizzativa ancor prima che sfracelli sul green.Ci mancava a completare il disastro quale ciliegina sulla torta la piazzata del come disporsi dopo l’espulsione di Gulli : una sceneggiata che oltre a dimostrare le gravi ed inaccettabili ingerenze sulla formazione (la distinzione dei ruoli è un aspetto fondamentale ed imprescindibile) macchia e ridicolizza l’immagine di una società che ha sempre fatto bella figura in ogni dove.Se mancano capacità, expertise e know-how (termine derivato dalla lingua inglese, traducibile come “saper fare” o “competenza”), carissimo Presidente, non si approda ad alcun che. Rimetta le cose a posto, si faccia ben consigliare, ritrovi quella sua indole imprenditoriale che francamente in questo momento rischia di essere messa in discussione dalle sue stesse scelte sbagliate. Si può errare ma perseverare è diabolico (altro che atroce). Cerchi più da vicino quel “male oscuro” a cui ha fatto riferimento. Lo cerchi e lo estirpi finché è in tempo. La barzelletta che a giugno dentro o fuori per Lei è la stessa a me non la racconta.So quanto ci tiene, ma ha puntato su un cavallo sbagliato e di sicuro non di razza a livello calcistico per curriculum e percorso.I problemi del Vado nascono di lì ed è lì che deve intervenire.La neopromossa Imperia ad un passo dalla zona play off, sfoggia calciatori locali a km Zero e pur disponendo di un budget nettamente inferiore, pur risolvendo marginalità strutturali ataviche, pur mancando dei suoi due top player Capra e De Bode, le ha dato un segno importante di forza, di temperamento e di compattezza. Non è che magari semplicemente abbia uno staff qualificato, competitivo e soprattutto fatto di competenti che la categoria la conoscono? E sì perchè è nel loro vissuto dal Direttore generale Alfredo Bencardino al Direttore sportivo Cristiano Chiarlone all’ Allenatore Prima Squadra Alessandro Lupi al Preparatore atletico Matteo Fiani al Preparatore dei portieri Gianni Minori al Team Manager Antonio Benedetto). Gente che la serie D l’ha fatta, l’ha giocata, l’ha respirata.E questo vale per tutte le realtà che Ella andrà ad incrociare. Non le sarà sufficiente cambiare giocatori su giocatori : un metodo inefficace oltrechè altamente improduttivo e diseconomico.Confidando che vi sia l’auspicato cambio di tendenza mi voglio congedare dai miei sempre più numerosi ed affezionati lettori con un aforisma della giornalista canadese Andrée Maillet che invita ad una riflessione profonda e per certi versi amara anche per un irrimediabile idealista come me : “Ai nostri giorni la competenza non basta, e il talento ancora meno; bisogna sapersi vendere”.