Il “male oscuro” del Vado

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“Penso che questa storia della mia lunga lotta col padre, che un tempo ritenevo insolita per non dire unica, non sia in fondo tanto straordinaria se come sembra può venire comodamente sistemata dentro schemi e teorie psicologiche già esistenti”. Questa frase è di Giuseppe Berto (uno dei miei scrittori preferiti) che nel 1964 pubblicò la prima versione originale del romanzo “Il male oscuro” e si aggiudicò contemporaneamente i due premi letterari più prestigiosi d’Italia il Viareggio e il Campiello ed ebbe una trasposizione cinematografica straordinaria.Il testo, divenuto sa subito un caposaldo della mia formazione culturale non è che l’analisi del vissuto dell’autore che viene rivoluzionariamente condotta mediante l’uso del flusso di coscienza senza interposizioni narrative. Berto, per me un genial righter, ivela via via i diversi avvenimenti della sua infanzia, in primo luogo il suo rapporto difficile con il padre (che lo spinge verso la depressione) e poi il suo complesso di Edipo, quindi l’ambigua e latente conflittualità sessuale nonché lo smodato desiderio di gloria del protagonista, a sua volta all’origine di forti sensi di colpa.Inevitabili gli agganci di tipo psicoanalitico con le interviste rilasciate al termini della gara persa per 1 a 0 dal Vado contro i lombardi della Folgore Caratese Quella in cui il mister Luca Tarabotto ha fatto il cosidetto clamoroso “passo indietro” rassegnando le dimissioni da tecnico della prima squadra (una scelta difficile, sofferta e responsabile, che suona come una sorta di liberazione, di disimpegno da un ambiente che non sente più suo e vedremo se farà intendere per colpa di chi) Quella accorata, dolorosa, interiore del presidente Franco Tarabotto, un gentiluomo, una persona onesta e leale, che probabilmente a livello di gestione calcistica non possiede la capacità di sapersi circondare delle giuste collaborazioni.Proprio lui, ha introdotto il tema del “male oscuro” che sembra affliggere Taddei, Sampietro e compagni e che dal mio punto di vista, come più volte ho manifestato, ha tanto di nome e cognome.Intanto siamo alla quarta disfatta consecutiva (impensabile fare peggio) e con 8 punticini in 11 partite si è piombati al quart’ultimo posto, una posizione che a recuperi completati, potrebbe ulteriormente aggravarsi.Non sono parsi dei fenomeni i ragazzi di Longo, ottimo ad intuire che si potevano portare a casa i tre punti e capace di operare il cambio giusto facendo entrare lo spacca match di colre Ngom che ha seminato il panico tra le fila rossoblù  (erano una delle poche compagine a starci dietro a quota 7, pur arrivando dall’ottimo pareggio di Imperia) ma certamente sul piano del gioco, del palleggio e della ricerca di trame vincenti, sono sembrati più squadra e soprattutto più gruppo. Ribadisco questo concetto, poichè credo sia la chiave di volta per intravvedere un’uscita dal tunnel in cui si ci è venuti a trovare, sfiorando in alcuni casi il paradossale se non il ridicolo.L’impiego di Corsini ( un centrometrista da fascia esterna) nel ruolo di trequarti al posto dello squalificato D’Agostino da la stura all’improvvisazione su cui poggia il modulo 4-3-1-2  gettonato da uno staff tra cui non si annovera un solo esponente che seppur volenteroso sia considerabile di categoria. Che ne è di quel glorioso sodalizio, perla dello scenario dilettantistico nazionale, per blasone e storicità? Il mio compito, seppur non potrà piacere al “padroncino” del bastimento (mi sembra evidente che non alludo al Pres) resta la difesa attraverso la critica costruttiva della ” vadesita’ ” che se per taluni può risultare un termine astratto e destrutturato dal “just in the moment” ha una sua sacralità e si ispira a quei valori che sono custoditi con orgoglio nel cuore di quanti amano questi colori.Saremo anche considerati dei nostalgici, ma veniamo da lontano e ne abbiamo viste tante e sappiamo riconoscere chi ne sa’ veramente distinguendolo da chi si fa scudo con l’arroganza e la presunzione cercando di nascondere l’incompetenza a botte di slogan e di spot promozionali. Continueremo a vigilare soffrendo e sperando che la stella cometa si posi sulla capanna rossoblù prendendo il posto di quella “meteorite” che si è abbattuto sulla nostra strada.Concludo rincuorando l’amico Franco a cui contraccambio gli auguri di Buon Natale rircordandogli che come poeticò Fenoglio ” Io sono quel passero che non cascherà mai! . Anche nell’inverno più freddo, anche nella bufera di neve più terribile, non cascherò! Il volo del passero verso la “libertà del pensiero” non lo si può arrestare, nè rinchiudere in una gabbietta anche se dorata”. Auguri cari a tutti i fedelissimi lettori da parte mia e della redazione dell’Eco di Savona e provincia.