In ricordo dell’amico di tutti

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Vuoi per il periodo di piena emergenza che stiamo vivendo, vuoi per avere ancora il cuore gonfio di malinconia per la dipartita di Maradona, vuoi perchè si avvicina il Natale ed il pensiero corre alla sua famiglia, ma la notizia della scomparsa di una persona buona (la metto davanti allo sportivo) come è stato in tutta la sua vita il mio grande amico Francesco Landucci, ci ha lasciato tutti , dico tutti, sgomenti. Dico questo con assoluta certezza perchè nel caso specifico non si attinge alla tradizione post mortem di parlare comunque bene di chi ci ha abbandonati, ma perchè Landucci anche in vita terrena è sempre stato considerato così. Un folletto instancabile, un vero rappresentante dello sport con la S maiuscola, un uomo leale e sensibile, che ha dato la precedenza nei suoi rapporti alla relazione umana, ponendola al primo posto.Una scala di valori, la sua, riassunta dal suo sorriso sincero e sfociante in una gentilezza che in questi tempi moderni pareva quasi fuori portata.Per oltre un quarantennio il colore viola, quello dei “purples”, quello di intere generazioni di calciatori che hanno nutrito le fila del suo Valleggia, ha riempito il suo impegno ha occupato un posto d’onore, alternandosi alla sua grande capacità organizzativa di cui l’Uisp a livello di tornei ha colto i frutti. Impossibile non apprezzarlo e non stimarlo, ne sanno qualcosa quanti lo hanno potuto conoscere nel mondo del calcio e nel sociale, compreso gli affiliati alla Lilt.Era stato nominato anche presidente onorario della Polisportiva Quiliano proprio per i suoi tanti meriti. Anche io (per lui “Cino” : sento ancora nelle orecchie la maniera con cui mi chiamava affettuosamente) avevo fatto i conti con il “Landu” ostinato, meticoloso, militante. Era il 1975, facevo l’Università a Genova, e fu Lui con la sua ostinazione e forza di persuasione, a convincermi a giocare tra le fila dei miei quasi compaesani (sono orgogliosamente di Tiassano) il quello che è stato forse il più bel campionato della storia della Società.Lo ricordo insieme all’inseparabile Umberto Fantoni venire a scampanellare alla porta di casa mia la mattina presto prima delle partite importanti o a telefonarmi per ricordarmi gli orari degli allenamenti sul mitico campo parrocchiale A.Gambetta.Non so se ci sia chi potrà coglierne l’eredità e se possano ancora esserci uomini che antepongano la passione e la volontà prima di ogni altra cosa, come lui ha fatto. So che il suo ricordo rimarrà in noi per sempre, quello di un piccolo-grande uomo, che ci ha donato con semplicità e dolcezza la sua immensa umanità.