La ricerca del titolo giusto da assegnare ad ogno mio articolo è un esercizio faticoso, coinvolgente ma al tempo stesso affascinante. Vorrei infatti, visto che viviamo in un’epoca fatta di parole chiave (di tag identificatori), etichettare più sinteticamente possibile un fatto sportivo accaduto già dalla sua rappresentazione simbolica. E sì, perchè è così, che ho riassunto domenica sera al Chittolina (sferzato dal primo anticipo vero d’autunno, coincidente con l’orario delle 18.30) il posticipo Savona – Baia Alassio, che ha sancito la meritata vittoria dei ponentini sui superfavoriti in biancoblù. Vi propongo a tal proposito un estratto dal bel libro di Biglino e Baccarini, per l’appunto “La Caduta degli Dei”al fine di rendere più arrivabile la mia analisi in merito alla partita. In effetti nel dopo gara si sono susseguite le più svariate ipotesi e giustificazioni. C’è stato chi ha ritenuto salutare la disfatta (“forse è un bene che sia giunta presto, giusto in tempo per evitarne altre” della serie la sconfitta “utile”). C’è stato chi si è appellato a varie ed eventuali concause (scuse che vanno dal trasferimento nel nuovo campo di allenamento a Luceto, allo scomodare nessi relazionali con i controlli sierologici effettuati). C’è chi infine ha recitato un salutare mea culpa probabilmente rendendosi conto che era meglio ricercare all’interno del gruppo i motivi per cui qualcosa non ha funzionato. Al di là dei demeriti degli striscioni (le amichevoli ben disputate e la cinquina d’esordio avevano forse inconsciamente sviluppato un’autostima eccessiva) e al di là dei meriti dei gialloneri /compatti, concentrati, disposti razionalmente da Ghigliazza e soprattutto forti di alcune personalità di spicco dal portiere Pampararo, al centrale Alberti, al tornante Delfino, al sempreverde Colli, il quarantenne autore del primo gol su rigore scavettato) l’esame di questa seconda tappa del percorso del Savona ( la formula del torneo lo favorirà facendolo trovare pronto per la fase calda) va fatta partendo da una premessa:” Chi si lascia bloccare dal timore di commettere errori non avvierà mai alcun cammino”. Questo perchè un ambito come quello di cui ci si occupa (il calcio dilettantistico, nella fattispecie), la verità è quanto di più sfuggevole si ci possa immaginare e le difficoltà che si incontrano nel tragitto sono tali e tante che la tentazione di rimanere sempre cauti oltre ogni limite rischia di costituire un freno, un elemento limitante al punto da bloccare la volontà di procedere.Questa tentazione va però superata. Chi, per scelta metodologica onestamente e apertamente dichiarata, “fa finta” che le cose stiano in un certo modo è libero di procedere per ipotesi anche azzardate a patto che queste siano coerenti con quanto avviene. L’ipotesi (e come vi ho detto ne sono state partorite molteplici) è per definizione una spiegazione per sua natura provvisoria di un fatto, di una situazione non meglio conosciuti o accertati, elaborata e formulata sulla base di congetture o indizi. L’enunciazione di una spiegazione provvisoria (quante, ne ho assommate nel dopo disfatta) ha lo scopo esclusivo di fornire una prima sistemazione al problema che è oggetto di analisi: si tratta di problema proprio perché la situazione che è in studio non ha in sé tutti gli elementi necessari per essere spiegata e compresa oltre ogni ragionevole dubbio e si presenta appunto problematica.La prima sistemazione costituisce la base per i successivi necessari passi, per le indagini che devono proseguire al fine di giungere, se e quando questo sia possibile, alla definizione dotata di quelle caratteristiche che consentono di considerarla “verità”, nel significato che convenzionalmente viene dato a questo termine.Mi pare che nel caso di specie che stiamo valutando il problema che mi è apparso evidente sia la scarsa capacità di adattamento immediato alla categoria da parte di giocatori che per motivi vari vi si ci trovino quasi involontariamente.Non fosse per quel inevitabile “fascino” che la maglia attira a sè (comprendendone i suoi meravigliosi ed encomiabili tifosi) molti di loro non si troverebbero lì ad affrontare calciatori magari meno dotati, noti e celebrati ma di certo più motivati e disposti a misurarsi sul piano atletico. Se anzichè camminare si fosse corso. Se anzichè subbissare l’arbitro di costanti richieste si fosse pensato a giocare. Se anzichè attendere il guizzo vincente del Balestrino di turno si fosse cercato di produrre azioni su azioni (corali, si sottintende), probabilmente avremmo assistito ad un esito ben diverso.Ora si riparte col far visita alla San Filippo. Gli “Dei” come sono caduti, potranno rialzarsi. Fornisco tre note tattiche da prendere in considerazione al fine di migliorarsi. Nè Fancellu nè Esposito (vale a dire gli esterni arretrati) sono parsi in grado di sfruttare il giro palla da dietro creando superiorità numerica e giocate di qualità. In mediana urge trovare un play basso o alto che sia puchè sia “fosforico”. Infine troppo schiacciato e statico l’attacco, che a difesa avversaria schierata, non eccelle nell’uno c/o uno (pertanto soluzioni e movimenti cercasi). Dimenticavo : Forza Savona, sempre!
Felicino Vaniglia