Francesco Le Foche, immunologo del Policlinico Umberto I, Università La Sapienza di Roma, ha lanciato l’allarme sui pericoli da contagio derivanti dai calciatori che rientrano dalle Nazionali.«Uno come Gomez, ad esempio, che giovedì torna non lo farei subito aggregare al gruppo con l’Atalanta né lo manderei in campo. Aspetterei 48 ore dopo un tampone negativo per esser sicuri. Almeno al suo ritorno farei subito un tampone per capire se è negativo. Il quadro è quello di poter valutare se nelle 48 ore c’è un contagio o meno».“L’isolamento di due settimane è un protocollo scientifico non modificabile. Non credo a una moltiplicazione allarmante dei casi di contagio, peraltro ampiamente prevedibili. Credo invece fermamente che occorra imparare a convivere con questo virus“.Sempre in merito all’attuale andamento e al nuovo DCPM: “Due o tre casi per squadra di contagio asintomatico non devono indurre a paralizzare il sistema una seconda volta. Sarebbe un errore macroscopico . Vale per la vita ma vale a maggior ragione per il mondo del pallone che ha dimostrato senso di responsabilità, maturità e organizzazione. Vale per i calciatori, i dirigenti, ma anche per tutto l’indotto dei tifosi e dei media. Fortunatamente i numeri dimostrano che questo virus ha un alto tasso di contagio che tende a non diventare malattia. Questo è il dato significativo di cui tener conto. A fronte di tanti contagi, la malattia non viene espressa. Viste le premesse mi sarei aspettato molti più casi. Le discoteche non andavano riaperte. È stato un errore. Sono luoghi osmotici per definizione. Ideali per la propagazione del virus, a cominciare dagli scambi interpersonali. Il pubblico negli stadi? Qualunque errore in questo senso potrebbe rispedirci nel passato con le conseguenze immaginabili. Va programmato seriamente, ma non vedo tempi molto lunghi per la riapertura graduale ai tifosi, credo che possano bastare tre o quattro mesi“.
Felicino Vaniglia